Il rapporto avvalora la tesi di un foglio informativo del Dipartimento di Stato, diffuso durante gli ultimi giorni dell’amministrazione Trump, secondo cui diversi ricercatori del laboratorio cinese (si tratta di un centro per lo studio dei coronavirus e altri agenti patogeni) si sono ammalati nell’autunno 2019 «con sintomi coerenti sia con il Covid-19 che con la comune malattia stagionale». Ci sono insomma delle possibilità che il virus sia fuggito da un laboratorio, e che non sia stata “colpa” del pangolino.
Fauci chiede indagine: “Non convinto origine naturale del coronavirus”
Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive e consigliere della Casa Bianca sul Covid, «non è convinto» che il virus del Covid si sia sviluppato per vie naturali. Parlando con Fox, quando gli è stato chiesto se il virus fosse stato originato naturalmente, Fauci ha risposto: «Non ne sono convinto, penso che dovremmo indagare su ciò che è successo in Cina». «Certamente – ha aggiunto – le persone che stanno indagando sostengono che l’emergenza nasca da un animale che ha contagiato gli individui, ma potrebbe essere stato qualcos’altro e noi abbiamo bisogno di scoprirlo. Per questo sono assolutamente a favore di un’indagine».
La clamorosa dichiarazione arriva dopo mesi di scontri tra Fauci e i repubblicani, tra cui lo stesso ex presidente Donald Trump, che a lungo, e per primi, avevano avanzato sospetti sulla reale origine del virus. Jen Psaki, portavoce di Joe Biden, aveva detto che l’amministrazione americana era preoccupata dal fatto che il governo cinese «non fosse stato trasparente fin dall’inizio». Secondo il Wall Street Journal, tre ricercatori cinesi dell’istituto di virologia di Wuhan si erano ammalati nel novembre 2019 ed erano stati ricoverati. Nessuno sa di cosa si ammalarono. Pechino ha sempre negato l’ipotesi che il virus fosse stato creato in laboratorio e fosse sfuggito al controllo.
La notizia rivelata pochi minuti fa dal Wall Street Journal circa l’esistenza di questo rapporto che rivela nel dettaglio il numero dei ricercatori ammalati, il decorso della loro infezione e finanche il loro ricovero arriva peraltro alla vigilia di una riunione dell’organo decisionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che dovrebbe discutere proprio sulle origini del Covid-19.
Fonti anonime vicine al dossier sottolineano la validità di queste indiscrezioni, nonchè la loro precisione: per questo motivo, nel foglio informativo è scritto nero su bianco che i virologi ammalati si sono contagiati col Covid-19, e anche gravemente al punto da finire in ospedale. Novembre 2019 inoltre è la data approssimativa individuata da molti epidemiologi e virologi sull’inizio della diffusione del virus, nella città centrale cinese di Wuhan. Pechino sostiene invece che il primo caso confermato è stato un uomo che si è ammalato l’8 dicembre 2019. Nessuna condivisione dei dati, dei registri di laboratorio, da parte dell’istituto di Wuhan.
Da parte sua, la Cina ha sempre negato che il virus sia scappato da uno dei suoi laboratori. Domenica scorsa, il ministero degli esteri cinese ha chiamato in causa il rapporto di un team guidato dall’OMS, al termine di una visita all’Istituto di virologia di Wuhan nello scorso mese di febbraio, secondo cui una fuga del virus dal laboratorio è da considerarsi estremamente improbabile. «Gli Stati Uniti continuano a propagandare la teoria della fuga di laboratorio», ha detto il ministero degli Esteri in risposta a una richiesta di commento del Wall Street Journal. «Si preoccupa davvero di rintracciare la fonte o cerca di distogliere l’attenzione?», è stata la provocatoria controreplica.
L’amministrazione Biden invece ha rifiutato di commentare il foglio informativo dell’intelligence, limitandosi ad osservare che tutte le teorie tecnicamente credibili sull’origine della pandemia dovrebbero essere esaminate dall’OMS e dagli esperti internazionali.
«Continuiamo a porci delle domande sulle origini della pandemia Covid-19 all’interno della Repubblica Popolare Cinese», ha detto una portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, secondo quanto riporta il Wsj. Ma, ha aggiunto, «per una questione di politica non commentiamo mai le questioni di intelligence».
Il governo di Pechino ha avanzato perfino l’ipotesi che il virus possa aver avuto origine fuori dalla Cina, e precisamente in un laboratorio della base militare di Fort Detrick nel Maryland, e ha già chiesto all’OMS di indagare sui primi focolai di Covid-19 in altri paesi. Ipotesi però scartata dalla maggior parte degli scienziati e ovviamente anche dalla Casa Bianca, secondo cui non ci sono basi credibili in base alle quali far partire un’indagine.
Tornando al foglio informativo dell’intelligence, la Commissione Nazionale della Sanità cinese e la WIV si sono trincerati dietro il no comment. Anzi Shi Zhengli, il massimo esperto di coronavirus al WIV, ha riferito al team guidato dall’OMS che tutto il personale era risultato negativo all’esame sierologico sul Covid-19. E una virologa olandese che ha fatto parte di quel team, Marion Koopmans, aveva riferito (ricorda sempre il Wsj) che alcuni ricercatori del centro cinese si erano ammalati nell’autunno del 2019, ma aveva attribuito il malessere a malanni di stagione.
C’è da dire, rileva sempre il Wsj, che non è insolito che in Cina chi si ammala si rechi direttamente all’ospedale, sia perchè lì ricevono cure migliori sia perchè non c’è un accesso diretto a un medico generico. Peraltro, il Covid-19 e l’influenza, pur essendo malattie molto diverse, condividono alcuni degli stessi sintomi, come febbre, dolori e tosse. Detto questo, fa riflettere però il fatto che i membri di uno stesso team che lavorava a contatto con il virus siano stati ricoverati in ospedale tutti con gli stessi sintomi e oltretutto, poco tempo prima che il virus fosse stato identificato. Una strana ‘coincidenzà che è stata evidenziata negli ultimi tempi da David Asher, un ex funzionario degli Stati Uniti che ha guidato una task force del Dipartimento di Stato sulle origini del virus per l’allora segretario di Stato Mike Pompeo. A suo giudizio, anzi, la malattia dei ricercatori potrebbe rappresentare «il primo cluster conosciuto» di casi da Covid-19.
Spesso bollata come una teoria della cospirazione, la teoria secondo cui la pandemia possa essere scoppiata a seguito di un incidente di laboratorio ha attirato l’interesse di moltissimi scienziati, i quali a loro volta si sono lamentati della mancanza di trasparenza da parte delle autorità cinesi o di prove concrete del fatto che il virus sia stato davvero contratto dagli esseri umani da un pangolino o da un altro animale infetto al di fuori di un laboratorio.
Tra coloro che avallano l’ipotesi del virus nato in laboratorio, c’è anche chi sostiene che il virus sia stato di proposito portato da un pipistrello infetto all’interno del laboratorio, proprio per – ironia della sorte – dar modo ai ricercatori di sperimentare potenziali nuovi vaccini.
Secondo quanto rivelato dal Wsj, il foglio informativo del Dipartimento di Stato rilasciato durante l’amministrazione Trump, frutto del lavoro dell’intelligence, riporta nero su bianco che il «governo degli Stati Uniti ha ragione di credere che diversi ricercatori all’interno del WIV si siano ammalati nell’autunno 2019, prima del primo caso identificato dell’epidemia, con sintomi coerenti con entrambi i Covid-19 e le malattie stagionali». Nel foglio informativo, datato 15 gennaio, si sottolinea quindi come questa notizia sollevi «domande sulla credibilità» del dottor Shi e ha criticato Pechino per il suo «inganno e disinformazione», pur ammettendo che il governo degli Stati Uniti non è riuscito ad appurare esattamente com’è iniziata la pandemia.
Il Wsj fa sapere comunque che l’amministrazione Biden non ha contestato nessuna delle affermazioni del foglio informativo, ma alcuni funzionari hanno sottolineato come le informazioni fossero molto circostanziate anche senza fornire risposte certe all’interrogativo su come sia nato il virus. A questo proposito, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price ha infatti tagliato così corto: «Un foglio informativo rilasciato dalla precedente amministrazione il 15 gennaio non ha tratto alcuna conclusione riguardo alle origini del coronavirus. Piuttosto, si è concentrato sulla mancanza di trasparenza che circonda le origini».
Una cosa è certa: anche se il primo caso noto di Covid 19 è datato 8 dicembre, diverse analisi del tasso di mutazione del virus asseriscono che probabilmente ha iniziato a diffondersi diverse settimane prima.
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