COMUNICATO STAMPA

“La violenza di genere continua ad essere una drammatica realtà che, purtroppo, sempre più spesso, sfocia in una vera e propria barbarie, figlia della subcultura del sopruso, della sopraffazione, della violenza, dei silenzi. Un terreno fertile nel quale è, purtroppo, facile che attecchisca la mentalità mafiosa e che abbiamo il dovere di risanare”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, aprendo i lavori della prima conferenza regionale sulla violenza alle donne. “L’Osservatorio regionale – ha aggiunto Irto – è nato in Calabria, in seguito all’approvazione della legge istitutiva, all’unanimità, da parte del Consiglio regionale in questa legislatura. Abbiamo colmato un vulnus normativo rispetto alle altre Regioni d’Italia e finanziato i centri antiviolenza. Non è abbastanza e ne siamo consapevoli ma in una terra come questa, nella quale si passa da un’emergenza all’altra, ci sono processi amministrativi e istituzionali che richiedono tempo e un impegno straordinario”. Nicola Irto ha aggiunto: “Credo nel valore di questo Osservatorio e nel lavoro che esso svolge. Sono consapevole delle difficoltà che esistono in una realtà come la nostra, nella quale ci si deve battere, soprattutto in alcune aree più marginalizzate, contro una cortina di diffidenza e a volte di omertà. Ma occorre andare avanti testardamente su questa strada, non solo attraverso le pur importanti iniziative di sensibilizzazione e informazione, ma anche e soprattutto sul versante tecnico della raccolta dei dati. Attraverso la lettura di questi ultimi, infatti, si può conoscere uno spaccato della realtà sociale calabrese. Probabilmente parziale, ma indispensabile per avere un punto di partenza e un termine di paragone su cui iniziare a lavorare”.
Secondo il presidente del Consiglio regionale della Calabria, “la sfida contro la violenza di genere si può vincere. Ma bisogna investire, e parecchio, sullo studio di questo fenomeno, sulla sensibilizzazione verso le denunce e sulla diffusione di una cultura del rispetto di genere, che deve partire dalle scuole, anche da quelle primarie. Perché solo l’educazione all’affettività e al corretto rapporto tra uomo e donna, fin dall’infanzia, può gettare le basi – ha concluso il presidente Irto – di una società più giusta, più rispettosa delle diversità e soprattutto meno violenta”.

Il Portavoce