R. e P.

L’Italia è un Paese unito e unico, dove tutti i cittadini sono eguali, con identiche responsabilità, stessi diritti e uniformi doveri.
Ma è, veramente così?
Formalmente si, sostanzialmente no!
Quando, molti anni fa, iniziai a fare politica -come tutti sanno nella Democrazia Cristiana, non certo in effimere e deleterie paraformazioni susseguitesi dopo il crollo della prima repubblica, per di più a causa di un golpe manettarista!- un grande Parlamentare DC, il quale fu anche Sottosegretario all’Industria, cioè Vito Napoli (la cui memoria omaggio), mi spiegò un particolare, di cui dovremmo tenere sempre conto.

Mi riferisco al finanziamento delle varie opere pubbliche, le quali al Nord seguivamo un percorso ordinario, mentre per il Sud ci si rifaceva ai finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno (di cui ricordo essere stato fra i suoi primi ministri un esponente democristiano, Pietro Campilli, amico e collega di mio Nonno).
Ecco, già da ciò si evince un’evidenza, cioè insopportabilmente ingiusta e mortificante, ovvero come l’unico aspetto di lenitiva differenziazione, era che almeno e nonostante tutto, le opere noi le facevamo, mentre chi è venuto dopo, manco le pensa di (ri)proporre.
Anzi, per quelle che erano state ideate e di cui si dibatte, si arriva persino a cancellarle, quasi alla stregua di un sogno mai esistito o di un disegno con il gesso sulla lavagna, oppure peggio ancora, facendo si di trafugare risorse a favore di opere per il Sud e potenziare quelle del Nord (e di esempi, Ve ne sarebbero tanti, tipo la Pedemontana o la stessa, nonché fallimentare, Brebemi).
Ordunque, tralasciando un paragone con il passato -che per altro, proprio il passato vincerebbe a mani basse!- scivoliamo nel presente (triste e decadente), laddove persino a seguito della riunione dei Sindaci della Locride, svoltosi ieri -sabato 16 Settembre a Gioiosa Jonica- abbiamo assistito attoniti, ad una realtà cogente, la quale sarebbe eufemistico definire avvilente e mortificante.
La chiusura (a tempo indeterminato, poiché di ciò trattasi, in quanto mai vi è certezza assoluta) della strada Jonio/Tirreno che attraversa la Limina, è sintomatica della raffigurazione del mio ragionamento e della rappresentazione -plastica- circa il mondo in cui viviamo, con relativa assenza, non solo di politica e dei politici, bensì dell’autorevolezza connessa sia alla materia (la politica, per l’appunto), che della categoria (cioè i politici, i quali ahimè e ahinoi, non esistono più o almeno in gran parte, poiché ieri, di Parlamentari, non ne abbiamo visti nemmeno l’ombra, alla faccia di quanto si ossequia o si rispetta la rappresentanza del mandato popolare).

Ciò chiarito, in questo giorni nessuno ha posto un serio problema, circa un’opera fondamentale, che è al tempo stesso un’idea del passato (di cui oggi non vi è più traccia, nemmeno profittando dei fondi del PNRR), cioè la Bovalino/Bagnara -a favore della quale mi battero` non solo per il mio paese, Bovalino per l’appunto, bensì per l’intero comprensorio- ma al tempo stesso, tale progetto, sembra essere divenuto una chimera, che se non la si ‘riprendendesse in mano’, non solo mortificherebbe un intero territorio -isolandolo ancor di più di quanto è!- bensì ne aumenterebbe i costi di ricezione merci e renderebbe più disagevole (pensateci bene, nell’epoca della globalizzazione e della agevolazione di trasporto), i trasferimenti delle persone stesse. Ed esse, le persone, non sono solamente elettori (e per qualcuno, disdicevolmente, ‘clientes’), ovvero, prima di ogni cosa, devono essere considerati esseri umani, cioè donne e uomini e comunque cittadini con pari diritti e pari dignità, rispetto ai nostri connazionali di altre regioni italiane, seppur più avanzate.

Troppo facile cavarsela con la ‘insussistente ed imposturante’ scusa del calibro ‘l’opera costa troppo e la galleria ha uno smisurato investimento’, poiché ciò non produce altro se non un ulteriore divario non colmabile, oltre ad un insopportabile affronto, nei confronti di un un territorio che non merita simile disinteresse, da parte dello Stato centrale.
Se fosse così, ci troveremmo innanzi ad una vera, propria e squalificante declassificazione tra figli e figliastri o -nella più benevola delle ipotesi!- alla stregua degli appartenenti alla categoria reietta dei ‘figli di un Dio minore’, pur chiarendo come noi tutti, qui, a queste latitudini, non lo siamo affatto e per niente!

Ma principalmente, che nessuno pensi o confidi, circa una nostra accondiscendenza (a cominciare dalla mia, che mai vi sarà!), poiché impedire questa opera -per la quale il mio Partito, con in testa il Segretario Nazionale On. Lorenzo Cesa, si impegnerà strenuamente, in Parlamento e nell’ambito della maggioranza di Governo (di cui siamo parte!)- o anche sperare in una forma di arrendevolezza, non corrisponde nel modo più assoluto al vero: me ne faccio garante e per tale battaglia, io ci sono e ci sarò, con la mia gente, alfine di non andarcene nel silenzio della notte o senza lottare alla stregua di conigli che fuggono o delle lepri da inseguire, perché come dice mio padre -la persona che stimo più al mondo!- una volta fugge la lepre, un’altra fugge il cane!

Siamo qui, quindi, sempre di più, sempre ‘Liberi e Forti’, come la storia, per l’ennesima volta, ci impone di essere tali, in difesa del ruolo della politica, ma soprattutto dei cittadini, ovvero, sempre e comunque, delle persone.
Già le persone, di cui Aldo Moro disse testuale “ogniuna di essa, è un Universo”.

Vincenzo Speziali