A Roccella Ionica Giuseppe Scopelliti e Luca Palamara hanno parlato questa sera di giustizia. “Io sono libero dal sistema“, questo il titolo dell’incontro, caldo e scomodo, che si è svolto in Largo Colonne. Il titolo della serata è tratto dai titolo dei libri di entrambi: “Io sono libero” di Scopelliti, e “Il sistema” di Palamara. Per quest’ultimo “il sistema si verifica quando tutto ciò che non è sinistra va al governo“. “Il mio non sarà mai un racconto contro la magistratura – spiega Palamara – ma vuole porre al centro del dibattito come funzionano alcuni aspetti della magistratura. Contesto nel quale si inserisce anche il caso di Scopelliti“.
“Se avessi voluto mi sarei dimesso e non sarei stato espulso dalla magistratura, ma se mi fossi dimesso mi sarei sentito un vigliacco – prosegue l’ex magistrato -. Io ho voluto spiegare come anche il mondo della magistratura ha gli stessi vizi e virtù del mondo della politica, che entra in contraddizione con se stesso: vuole essere autonomo e indipendente, ma si è dato un’organizzazione politica”. “Io pongo un problema, in modo tale che poi la politica possa mettere in atto strumenti per cambiarli, onde evitare corti circuiti”, precisa Luca Palamara.
In sostanza, come spiega Palamara, le correnti interne alla magistratura, soprattutto quelle più ideologizzate, influenzano tutta la comunità dei magistrati.
Scopelliti: “ero accerchiato”
“Io mi sono sentito accerchiato da un sistema che tende a metterti in difficoltà. Sulla mia vicenda giudiziaria qualche quotidiano, uno in particolare, ha fatto quattordici prime pagine e almeno quarantacinque articoli. E’ un processo mediatico, che ha consentito a qualcuno di diventare giornalista su testate nazionali, in barba ai danni fatto al territorio – racconta Peppe Scopelliti -. A Reggio Calabria avevo messo alla porta il sistema perverso della borghesia mafiosa, e questo ha consentito a chi voleva colpirmi di farlo con troppa naturalezza“.
“La mia è stata una condanna esemplare perché in genere vengono mandati a processo tutti coloro che hanno approvato il bilancio e gli amministratori si vedono inflitte pene di poco più di un anno. A me invece la corte ne ha dati sei“, spiega l’ex governatore calabrese.
“Il caso di Scopelliti cade in un momento di passaggio della Procura di Reggio Calabria – chiosa Palamara -. Quando muta la Procura mutano gli equilibri e vi è un diverso approccio anche a casi come quello di Scopelliti” facendo comprendere “come un processo possa assumere anche connotati politici“.
“Il Pdl vinceva solo in Calabria“, racconta Scopelliti, e dunque questa situazione, evidentemente, preoccupava non poco quel sistema di cui sopra.
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