Mio marito, invece, ha apprezzato particolarmente il diario di Salvatore, la sua poetica descrizione del maestrale che soffia impetuoso spazzando le coste selvagge di Torre dei Corsari, in Sardegna.

Per lui, più esperto di me sul versante tecnologico, è stato facile individuare su Google Maps questa meravigliosa località costiera della Sardegna sud-occidentale, che saluta da lontano la dirimpettaia Minorca e le Baleari.

Pernottando ad Arbus, l’avventuroso alunno ha perlustrato ogni angolo dei dintorni (le spiagge di Pistis e Piscinas, il monte Arcuentu, le miniere di Ingurtosu e di Montevecchio), trascinando nel suo entusiasmo familiari e parenti.

-Volevo avere notizie interessanti da riportare, così ho pregato mio zio, che ci ospitava, di organizzare un’escursione in quad lungo un sentiero sterrato da Arbus fino ai piedi dell’Arcuentu, 60 km tra andata e ritorno-

Un percorso molto impegnativo, per un tratto del quale si è cimentato egli stesso nella guida, affiancato dal padre. Non contento, dopo un pomeriggio di mare a Piscinas, ha insistito per rientrare attraverso la via più lunga, nella speranza di avvistare un cervo sardo. E la sorte lo ha accontentato: -Ho visto ben quattro esemplari di maschio adulto!- specifica orgoglioso nel suo resoconto.

Particolarmente apprezzata dagli allievi, la Sardegna vanta, accanto a suggestivi scorci naturalistici, una diffusa presenza di siti archeologici. Giacomo ci offre l’occasione di percorrerla in lungo e in largo, conducendoci con sé in un viaggio estremo: 1200 Km in tredici giorni, “sette in un furgone”, specifica. Nelle sue pagine ci fa “sprofondare” nelle gole di Gorropu, (catena del Supramonte, sud-est), tra foreste di lecci e arbusti di corbezzolo: -Ho visitato il canyon più profondo d’Italia, con enormi rocce calcaree e piscine naturali, in una delle quali abbiamo fatto anche il bagno- Accanto a simpatiche scene di vita familiare, come la consueta gara serale per chi deve lavare i piatti o l’inaspettata caduta di un serpente quasi in testa alla sorella, vengono descritti siti di notevole interesse, tra cui quello di Pranu Muttedu (Goni, centro sud), dove confessa di essere rimasto a bocca aperta “davanti ai menhir schierati in posizione perfetta”, in quella che definisce una “Stonehenge sarda”. Parliamo di epoca pre-nuragica, circa 3600 anni fa. Il viaggio prosegue, da sud est a sud ovest, fino a Porto Flavia e al vicino scoglio “Pan di Zucchero”. -Qui, davanti al faraglione più alto d’Europa, il tramonto è a dir poco suggestivo- racconta. Risalendo con lui verso nord ovest, approdiamo all’area archeologica di Santa Cristina, per ammirare il pozzo nuragico meglio conservato della Sardegna, risalente a 3500 anni fa: dall’alto ha la forma di una serratura e a ogni equinozio il sole ne illumina perfettamente il fondo, passando per il vano scale. -Alcuni ipotizzano sia stato un antico osservatorio lunare: ogni 18 anni la luce della luna raggiunge lo specchio d’acqua, riflettendosi perpendicolarmente attraverso il foro della camera a tholos- scrive Giacomo, riportando le esatte parole della guida, appositamente registrate. La narrazione procede, di avventura in avventura, fino alla descrizione di un’indimenticabile cavalcata serale sulla selvaggia spiaggia di Porto Ferro, per dar la buonanotte al sole, certi di rivederlo il mattino seguente. Strana coincidenza, in quella sera di fine giugno, ma su un’altra spiaggia, lo stesso tramonto veniva ammirato dagli occhi stupefatti di Maddalena a Deiva Marina, borgo della riviera ligure di Levante (La Spezia). Con inarrestabile entusiasmo, raccogliendo e visionando i volantini distribuiti in paese, la nostra scrittrice ha saputo trascinare i suoi i familiari in una serie di escursioni nei dintorni: alle Cinque Terre, per partecipare alla festa patronale di Santa Maria di Antiochia (Vernazza) e per una visita al celebre castello Doria (Monterosso); in val di Vara, dove ha apprezzato soprattutto il borgo di Brugnato, gioiello medievale sorto nel VII d. C. intorno all’abbazia di San Colombano; in val di Magra, per visitare il sito archeologico di Luni e la fortezza medievale di Sarzanella. Si è spinta perfino in provincia di Carrara, a Colonnata, dove ha esplorato le cave di marmo e gustato il rinomato lardo locale. Esperienze varie e interessanti, che hanno arricchito e movimentato una semplice vacanza in campeggio “a due passi da casa”. Il diario di Maddalena fa riflettere: attirati da mete esotiche e lontane, finiamo spesso per trascurare i tesori a portata di strada (e di tasca), convinti di averli sempre a nostra disposizione, e rimandandone la visita a un domani destinato a non arrivare mai.

Sta calando la sera ed è tempo di interrompersi, ma lo sguardo si sofferma su un altro diario di viaggio il cui titolo segna irrevocabilmente le sorti della serata: ”Le mie vacanze a Siderno”.

(fine terzo episodio)

Livia Archinà