E così, sulla costa tra Locri e Siderno per la piccola turista avviene il primo incontro con “lo sport acquatico del momento”: il sup. Dopo ripetuti tentativi, finalmente in piedi sulla tavola saluta l’alba, contemplando, tra una pagaiata e l’altra, il miracolo del sole nascente e conclude l’esperienza con un tuffo “in un’acqua inaspettatamente calda”, che si tinge “di meravigliose sfumature rosso-arancioni”.
Lungi dal limitarsi al versante ionico, l’intraprendente viaggiatrice si è spinta anche sulla Costa Viola, a caccia di sentieri escursionistici e chicche gastronomiche. Di Palmi ricorda “la piacevole snorkelata intorno agli scogli Agliastro” (spiaggia della Tonnara) e il trekking lungo il sentiero del Tracciolino, tra intensi profumi e vivaci colori, fino all’arrivo nel vicino borgo di Bagnara; qui attiva anche il senso del gusto assaggiando “l’arancino e il panino al pesce spada”, trasformando così l’esperienza del viaggio in una poetica sinestesia.
A Scilla, “dall’alto di una rupe imponente”, il suo sguardo si perde all’orizzonte tra lo stretto di Messina e l’arcipelago delle Eolie; passato e presente, storia e mito, si mescolano in un cortocircuito temporale e riaffiorano, ancora una volta, i ricordi scolastici:
-E’ qui che Ulisse, secondo la leggenda, sacrificò sei uomini in pasto alle teste del mostro omonimo, per non essere risucchiato dal gorgo di Cariddi, l’altro terribile guardiano dello stretto-scrive.
Brava Anna, soprattutto per aver rimarcato, con le sue parole, la stretta connessione tra scuola e vita, tra pagine di libro e frammenti di mondo.
Ma confrontando la Costa Viola con il Golfo degli Aranci, nonostante le innegabili bellezze tirreniche, per lei non ci sono dubbi: complici l’afflusso turistico e il traffico di agosto, non vede l’ora di tornare a stendere l’asciugamano sulle più vaste e tranquille spiagge della Locride. -Qui la sabbia finissima non si attacca ai vestiti e c’è molto più spazio per sdraiarsi-. E anche per quanto riguarda l’attività dello snorkeling, predilige, tra tutte le esperienze, quella vissuta “alla scogliera di Africo”.
Si è ambientata velocemente, la piccola turista, mostrandosi a proprio agio in un territorio “sorprendentemente accogliente”, in cui, “grazie al calore e alla disponibilità degli abitanti”, riesce a stringere nuove amicizie, alternando le passeggiate ai giri in bicicletta, a caccia di avventure e alla ricerca delle migliori pasticcerie. Diversi i locali menzionati, ma sul gradino più alto del podio svetta “Il bar del Tocco”, nel borgo di Gerace, forse anche per il particolare fascino esercitato su di lei da questo incantevole gioiello medioevale visitato proprio alla vigilia della partenza.
Perdiamoci anche noi tra le antiche botteghe di ceramisti, vasai e tessitori, ammirando “bumbulelle, quartare, pinakes e giare”; inerpichiamoci fino al Belvedere delle Bombarde, il punto più alto e panoramico (492 m.), da cui, con le spalle rivolte al Castello normanno, antica roccaforte politico-militare, “è possibile contemplare tutto il litorale, da Roccella a Capo Spartivento, con un panorama che non ha nulla da invidiare a quello di Scilla”.
Ma il fascino particolare di Gerace si nasconde negli interni delle sue Chiese: dalla nuda pietra promana un’alta spiritualità, che avvolge e travolge il visitatore lasciandolo muto e stupefatto. Anche Anna non resta indifferente di fronte alla sobria sontuosità della Basilica di Santa Maria Assunta, “la più grande della Calabria, enorme, vuota e austera”. A colpirla sono soprattutto le venti colonne che delimitano le tre navate, “con la loro varia bellezza, tutte diverse per forma, materiali, dimensioni e capitelli, prese a spolio dai monumenti antichi del territorio circostante”. Nella Chiesa gotica di San Francesco la sorprende il contrasto tra l’essenzialità architettonica dell’interno (a una sola navata) e la policromia dell’altare barocco, “con le sue tarsie marmoree variopinte e cangianti”. Tra i tanti edifici religiosi visitati, ricorda con particolare ammirazione la chiesetta di “San Giovannello”, piccolo scrigno medievale anch’esso a navata unica, di cui già l’archeologo Paolo Orsi ammirava l’impianto essenziale e delicato e il perfetto stato di conservazione dello stile bizantino; essa fa da degno contraltare alla maestosità della grande Basilica, con cui, tra XI e XIII secolo, i Normanni vollero suggellare anche a livello artistico il primato del rito latino su quello ortodosso radicato nella zona prima dell’anno 1000. Due chiese che, nella loro simbolica diversità, incarnano bene le due antiche anime del borgo, ossimoriche e complementari.
Balsamo per l’anima e ristoro per il corpo, Gerace offre anche un’interessante varietà di irrinunciabili proposte gastronomiche, che vengono ancora una volta molto apprezzate dalla scrittrice: “la pasta fatta in casa con il sugo di capra, il capicollo, il formaggio locale, le olive geracesi in salamoia“, sono solo alcune delle pietanze di un pranzo “difficile da dimenticare”. Infine, davanti a una “gigantesca e deliziosa brioche con gelato alla mandorla”, si conclude degnamente la visita a quello che è eletto, senza alcuna esitazione, a “borgo più bello delle vacanze”.
Nelle pagine conclusive non mancano i confronti tra Settentrione e Meridione, “così diversi per stile di vita, abitudini e tradizioni”:
-Al sud i ritmi sono più rilassati, meno rigidi gli orari dei pasti ed è diversa anche la percezione del tempo, che scorre lento, tanto che a volte quasi se ne perde la cognizione… Inoltre, cenando dopo, si va a letto più tardi e le serate sembrano non finire mai. Un’altra vita, più libertà… Mi sono goduta l’estate, sentendomi “a casa”-
Considerazioni interessanti di una giovane turista, che sottolineano come anche chi non abbia legami di sangue con la Calabria incontri qui un’ospitalità e un calore inaspettati. Questa innata capacità di accoglienza è forse uno dei maggiori meriti della nostra regione e dei suoi abitanti, uno dei motivi per cui tanti, come la piccola turista genovese, vanno via col “rammarico per non aver visto tutto” ma con una consolante certezza: quella di tornare.
(fine)
Livia Archinà