Risalendo la strepitosa costa tirrenica, non riesci a dividerti negli sguardi dalle bellezze che ti circondano, dal cristallino mare, dalla costa che nella sua conformazione sembra dipinta, dalle sue iconiche torri e imponenti castelli che sono dei veri e propri “avamposti di bellezza”e nello sfondo verde risalendo verso un affascinante entroterra, dominano dall’alto le maestose cime del massiccio Pollino. Un dipinto unico che in una domenica invernale solo sul calendario e primaverile nelle temperature con i suoi 19/20 C° costanti, ci dirigiamo verso il centro di Verbicaro. Un grazioso paesino in provincia di Cosenza, sui 410 metri s.l.m., abitato da poco più di 2500 anime e borgo che sembra vivere paradisiacamente e alimentarsi dal verde che lo avvolge.
Un verde arricchito da rigogliose vigne con delle preziose viti autoctone che producono delle ottime uve che donano al piccolo centro tirrenico, l’onorevole nomea, quale paese dai vini d.o.c..
Una vera immersione nel centro storico del comune cosentino, fra viuzze” strettamente” incredibili,
cantine, torre dell’orologio,
da fontane vecchie,
portali importanti
e simboli reali che decorano naturalmente il cuore del paese che di fatto sono trofei identitari del territorio e “cimeli” importanti di un’antica e nobile civiltà contadina che da queste parti nel quotidiano è più viva che mai.
Già simboli, un’ antico torchio di legno,
dei bottiglioni rivestiti in vimini e canna,
delle botti reali in rovere e altre dipinti su degli apprezzabili murales per le vie del paesino. Quando in un paese silente, raccolto in una partecipata messa domenicale, un paese vuole parlarti , lo fa con questi simboli di valore, attraverso tunnel e scalinate nel cuore del borgo,
ti conducono a spettacoli, tra una casa e l’altra, tra una chiesa e qualche murales che sembra volerti distogliere dalla realtà, tipo quello di Don Camillo e Peppone o quello di Pinocchio di Comencini,
che di fatto ci distolgono lo sguardo qualche secondo , nella piena condivisione di questo grazioso borgo. Tra una foto e l’altra, abbiamo anche il piacere di dialogare con le vere “macchine del tempo viventi”, i nobili testimoni, le persone vere , quegli anziani che se stimolati dalle domande di noi visitatori, donano il meglio di loro stessi rendendosi attori veri di Verbicaro, non recitando nessuna parte, ma recitando con palese e preziosa spontaneità e attaccamento alle loro origini. La chiesa matrice, ha un pregevole portico
e una scalinata in pietra lucida, consumata dal passaggio dei fedeli negli anni, paese arricchito da sette chiese e da un importante santuario, quello di S.Francesco di Paola, inserito nei luoghi Giubilari 2025.
Il santuario si trova a 5 chilometri dal centro, un vero e proprio luogo dell’anima che porta i fedeli visitatori, istitivamente una volta entrati, in una profonda e partecipativa preghiera. Un San Francesco che già dalla statua esterna a braccia aperte , sembra volerti abbracciare nel bene
che lo stesso Santo Patrono della Calabria, ha diffuso “viralmente” nella sua vita e nella sua missione terrena. Un luogo mistico che consiglio di visitare e vivere a pieno, solo entrarci si potrà carpire la profondità della spiritualità e il senso distintiva di carità del santo.
Nel continuare la curiosa visita, veniamo inebriati dal forte profumo del vino che qualche anziano in qualche cantina ha appena travasato o imbottigliato,
percorrendo le strette , curate e pulite viuzze del borgo, veniamo anche invitati ad assaggiare un bicchier di vino , direttamente da una botte che ci disseta d’identità e ci rinfresca di laboriosa nobiltà. La scelta di vivere questo borgo, ci ha donato la consapevolezza della sua ricchezza pregna di sorprese che, ci spinge a invitarvi a visitarlo, anche per la schiettezza, la bontà e la disponibilità delle diverse persone incontrate in questo viaggio e che in questo racconto appassionato, i verbicaresi hanno arricchito con un valore aggiunto di Calabria , chiamato accoglienza. Onestamente bisogna dire che Verbicaro, tra le sue chiese, il santuario, le varie bellezze del centro storico, la sua forte impronta della civiltà contadina, ci dona quel nettare degli dei, non dealcolato di anonimato , ma quel nettare forte, corposo e frizzante, senza differenze di colori che solo le viti autoctone, l’esposizione dei vigneti, l’altitudine e la composizione della terra, possono concorrere alla risultanza finale D.O.C..
Brindiamo a VERBICARO,
apprezzando le brillanti “bollicine” di civiltà e attaccamento dei suoi abitanti che lo onorano vivendolo, rispettandolo e tutelandolo, residiendo tutto l’anno, nonostante la via di comunicazione che ci conduce , meriterebbe maggiore dignità e cura, al solo fine di aumentarne la viabilità per poterci giungere comodamente.
Gianpiero Taverniti