Era spacciato per olio extravergine di oliva Bio ma sottoposto ad analisi chimica e organolettica è risultato invece di una qualità decisamente inferiore.
È per questo che quasi 180 quintali di olio, pronti per essere venduti, sono stati sequestrati: il prodotto era contenuto in tre cisterne con dentro esattamente 17.900 kg d’olio, di cui 4.500 di olio lampante, e pari ad un valore di oltre 200 mila euro. Contestualmente è scattata la segnalazione alla Procura della Repubblica di Catanzaro del titolare della ditta individuale che lo deteneva, e che ora dovrà rispondere dei reati di frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine.
Ai sigilli si è arrivati durante una attività di Polizia Economico Finanziaria finalizzata alla tutela del made in Italy e della sicurezza dei prodotti, eseguita dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza del capoluogo calabrese insieme ai colleghi di Barletta-Andria-Trani e all’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro alimentari del Ministero dell’Agricoltura.
Le fiamme gialle ed i funzionari dell’Icqrf avevano infatti iniziato delle ispezioni in due aziende delle provincia calabrese e pugliese, eseguendo un controllo quantitativo dell’olio detenuto e un campionamento dello stesso, così da determinarne la qualità e riscontrare se corrispondesse a quanto riportato sul registro telematico implementato dalle stesse aziende.
Il prodotto ritrovato presso il produttore catanzarese, facente parte di una ingente quantità destinata all’azienda di Barletta-Andria-Trani, e già in parte a questa consegnata, era stato catalogato appunto come olio extra vergine Bio nella compilazione del registro telematico Sian, obbligatorio per le aziende del settore.
L’intervento degli uomini della Guardia di Finanza e del Ministero dell’Agricoltura, che sono specializzati nella repressione delle frodi agroalimentari, e le successive attività tecniche di accertamento, hanno consentito di appurare come il prodotto non rispondesse affatto alle caratteristiche chimiche ed organolettiche previste per questa qualità, ma di fatto fosse dell’olio vergine e lampante, quest’ultimo non commestibile e caratterizzato da un eccessivo grado di acidità, potenzialmente pericoloso per la salute dei consumatori.
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