I carabinieri del Comando per la tutela ambientale, in un’operazione di contrasto all’inquinamento idrico e in particolare di controllo dei processi di depurazione delle acque reflue industriali, che ha interessato le regioni meridionali di Campania, Puglia, Basilicata e Calabria, hanno deferito all’autorità giudiziaria 63 persone tra titolari, amministratori e gestori di aziende e imprese responsabili di inosservanza o assenza delle previste autorizzazioni agli scarichi di tipo industriale, ipotesi delittuosa per la quale è previsto l’arresto da 2 mesi a 2 anni o l’ammenda da 1.500 a 10.000 euro. “Recependo prevalentemente le segnalazioni di privati cittadini allarmati dai rischi di contaminazione delle falde acquifere – riferisce una nota del Comando generale dei Carabinieri – sotto la lente d’ingrandimento dei militari sono finite aziende operanti nei settori delle materie plastiche, chimiche, di produzione di materiale ferroso, officine meccaniche, autolavaggi nonché alberghi e plessi ospedalieri pubblici o privati”. I controlli hanno consentito di “accertare sversamenti illegali, spesso di sostanze altamente inquinanti e tossiche nelle pubbliche fognature, in canali di scolo o nei casi più gravi in mare, fiumi o torrenti. Ingente il valore dei sequestri operati che hanno superato i 5 milioni di euro e riguardato condotte di scarico, vasche di deposito reflui, pozzi e nei casi più gravi interi impianti di produzione e aziende, dei quali è stata sospesa temporaneamente l’attività“. Analoghi controlli verranno effettuati nei prossimi mesi anche in altre regioni.

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