Prevenire e reprimere la gestione illecita dei veicoli fuori, la cui filiera risulta è particolarmente complessa e articolata in quanto coinvolge diverse categorie produttive. Un “sistema” che provoca effetti negativi in tema di tutela ambientale in di inquinamento del suolo e delle acque.
Questo lo scopo dell’operazione “Veicoli fuori uso 2021” che ha visto impegnati, in tutta la Penisola, i Carabinieri della Tutela Forestale per il tramite dei Reparti territoriali: Gruppi, Nuclei investigativi di polizia ambientale e forestale, Stazioni Forestale.
I risultati ottenuti hanno così evidenziato comportamenti illeciti in quasi un terzo degli accertamenti effettuati, testimoniando di conseguenza una diffusa illegalità nel settore.
In particolare sono stati eseguiti esattamente 1.767 controlli a livello nazionale, accertando 526 illeciti amministrativi con un importo totale di sanzioni elevate pari a circa 802 mila euro; 86, invece, gli illeciti rilevanti penalmente.
La regione più “prolifica” in tal senso è il Lazio dove a fronte di 199 controlli, sono state elevate sanzioni per oltre 263 mila euro, accertando 93 illeciti amministrativi e 19 penali.
Ma il “fenomeno” è diffuso ampiamente in ogni parte d’Italia, col Centro che registra i “numeri” maggiori, seguito dal Nord e poi dal Sud.
In particolare, nell’area nord del Paese sono stati 648 i controlli eseguiti con l’accertamento di 174 illeciti amministrativi e 11 penali e sanzioni per oltre 230 mila euro.
Al Centro le verifiche sono state 932, che hanno portato a contestare 244 illeciti amministrativi e 48 penali e multe per oltre mezzo milione di euro.
Chiude la “classifica” il Sud con 187 controlli eseguiti, l’accertamento di 108 illeciti amministrativi ed altri 27 penali e sanzioni per circa 66 mila euro.
Le motivazioni della diffusione del fenomeno sono riconducibili ai profitti facili derivanti dal riciclo dei materiali ferrosi e dei pezzi di ricambio, eludendo la normativa di settore.
Si tratta di veicoli che vengono fatti “scomparire” per evitare gli elevati costi connessi alle operazioni di recupero e le pratiche volte ad iniziare il processo di rottamazione con una messa in sicurezza solo parziale dei rifiuti pericolosi.
La successiva rivendita di parti come pezzi di ricambio ingenera uno spostamento fittizio dei rifiuti, per lo più legittimato da documenti di trasporto falsi e fatture inesistenti.
I rifiuti, recuperati falsamente, vengono in gran parte avviati al mercato clandestino nazionale o inviati all’estero.
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