Il 18 gennaio del 52 a.C. lungo la via Appia , in uno scontro tra le bande armate dei seguaci di Milone (filopompeiano) e di Clodio (filocesariano) , quest’ultimo rimase ucciso . Cicerone difese Milone , amico e compagno di partito , dall’accusa di omicidio, ma, spaventato dalle intemperanze dei clodiani presenti in aula, pronuncio un’orazione scialba e poco efficace , subendo uno dei sui pochissimi insuccessi giudiziari. Quello contro Milone fu un processo essenzialmente politico , svoltasi in un clima minaccioso , in un ‘aula piena zeppa di soldati : l’imputato venne cosi condannato all’esilio e si reco a Marsiglia . Occorre ricordare che degli 81 giudici della corte , la difesa ne aveva eliminati 15 , e altrettanto aveva fatto l’accusa : il verdetto fu emesso con 38 voti su 51 . Anche se la votazione avveniva a scrutinio segreto , Catone mostro la sua tavoletta con la lettera A ( absolvo) dell’assoluzione , come a voler denunciare l’ingiustizia di quella condanna . La famosa orazione Pro Milone , a noi pervenuta ,è una rielaborazione successiva : riportiamo qui l’arringa finale (peroratio) ossia la supplica ai giudici da parte della difesa , che è considerata la più bella tra quelle scritte da Cicerone .
103- Utinam di immortales ( pace tua , patria , dixerim ; metuo enim ne scelerate dicam in te , quod pro Milone dicam pie), utinam P: Clodio non modo viveret , sed etim praetor, consul, dictator esset potius quam hoc spectaculum viderem ! O di immortales , fortem et a vobis , iudices,conservandum virum ! minime, minime, inquit , immo vero poenas ille debitas ; non subeamus , si ita necesse est non debitas. Hicine vir patriae natus usquam nisi in patria morietur aut, si forte, pro patria? Huius vos animi monumenta retinebitis , corporis in Italia nullun sepulcrum esse patiemini? Hunc sua quisquam sententia ex hac urbe expellet, quem omnes urbes expulsum a vobis ad se vocabunt? O terram illam beatam , que hunc vurum exceperit , hanc ingratam , si eiecerit , miseram si amiserit . Sed finis sit ; neque enim prae lacrimis iam loqui possum , et hic se lacrimis defendi vetat . Vos oro obtestorque , iudices, ut in sententiis ferendis , quod sentietis , id audeatis . Vestram virtutem , iustitiam , fidem , mihi credite , Pompeius maxime probabit , qui in iudicibus legentis optimum et sapientissimum et fortissimus quenque delegit.
Traduzione – Magari gli dei immortali avessero fatto in modo che io non ritornassi in patria Volesse il cielo che P Clodio , non solo fosse in vita ma anche pretore , console o dittatore , piuttosto che io fossi costretto ad assistere ad un tale spettacolo . Oh dei immortali ! Che uomo degno e forte rispettabile é Milone cari giudici deve essere assolto da voi . Assolutamente no ribatte Milone anzi per la verità egli Clodio ha scontato le pene dovute : noi le subiamo se ciò è necessario pur non avendone colpa . Ci sarà dunque qualcuno che avrà il coraggio di espellere con il suo voto quest’uomo , che, bandito da voi ogni altra città vorrà accogliere presso di se ? Beata quella terra che ospiterà un uomo di tale grandezza , ingrata questa città se lo caccerà in esilio , infelice se lo perderà del tutto. Ma adesso basta , infatti a causa delle lacrime non posso piu parlare, e Milone non approva di essere difeso con le lacrime . Vi prego e vi scongiuro giudici abbiate il coraggio di esprimere la vostra intima convinzione . Credetemi soprattutto apprezzerà il vostro valore , la vostra giustizia , la vostra lealtà e riguardo a ciò non siete stati mai messi in discussione colui che nello scegliere i giudici ha designato quelli che erano i mi migliori , i più saggi ed i più onesti.
Professore Vincenzo Bruzzaniti