Di Giovanni Padalino
Dal 24 febbraio del 2022, la vita di Valerio Vermiglio e della propria famiglia è cambiata.
Il professore dell’Università di Kiev, originario di Isola delle femmine, in provincia di Palermo, in un giorno che sembrava come tutti quanti gli altri, si è trovato nel mezzo di una guerra, scoppiata a causa dell’invasione russa nei confronti dell’Ucraina.
Un dramma per il professore, che da quel giorno ha visto cambiare la propria vita.
Il rumore delle bombe, i carri armati che percorrevano la città e i forti allarmi che avvisavano i cittadini a rifugiarsi al sicuro nei sotterranei della città, stravolgevano gli equilibri di una vita cittadina normale.
Mentre il presidente ucraino Zelensky annunciava che l’Ucraina era in guerra, la preoccupazione da parte dei cittadini aumentava vertiginosamente.
Ed è proprio l’incertezza di quel momento che spingeva tanti ucraini a lasciare il proprio territorio e a rifugiarsi in posti più sicuri.
Così ha fatto anche Valerio, decidendo di partire per la Sicilia, insieme a tutta la sua famiglia, con la speranza e un sogno nel cassetto: tornare a Kiev senza la guerra.
Un viaggio lungo il suo, attraverso la Romania, tra tante peripezie con il cuore infranto dalla tristezza per aver lasciato tanti affetti.
Un viaggio che ha visto subito il suo ritorno: dopo alcuni mesi la nostalgia era così tanta, che nemmeno il pericolo ha fatto fermare lui e i suoi cari, che ha o deciso di ritornare presto nella propria amata Kiev.
L’ha fatto perché ormai l’Ucraina è casa sua, il suo lavoro, i suoi amici, la semplice quotidianità di un docente che con impegno e sacrificio, non vuole abbandonare i suoi studenti, anche se lontani dietro un monitor di un computer, che spesso in ogni momento si spegne a causa degli allarmi che avvisano di rifugiarsi dagli attacchi e che il nemico sta per arrivare.
Sensazioni e sentimenti insieme a tante paure e a mille preoccupazioni che abbracciano la quotidianità sociale in una guerra ingiusta che ancora oggi sembra non terminare mai.
Ed è proprio l’egemonia politica della sovranità umana, che devasta i sentimenti di rispetto e di pace, per colpa di un’effimera cultura intellettuale di interessi economici, beceri di un nazionalismo aggressivo privo di senso umano.
Un senso umano che lambisce con freddezza i cuori e l’anima di intere famiglie spaventate da un senso di vita che non appartiene al mondo moderno e comune, perché come sappiamo per la guerra non si può soffrire e morire.
Sensazioni forti che hanno spinto il professor Vermiglio a scrivere nero su bianco, attraverso il suo libro “Una famiglia dentro la guerra”, dove ha voluto raccontare la quotidianità e la particolare normalità di una famiglia che vive a Kiev, che da un giorno all’altro, da quel ventidue febbraio ha provato sulla propria pelle le sofferenze di un brutale ed ingiusto conflitto.
In questo libro la fuga, la ricerca della tranquillità si legano ancora oggi ai sentimenti di speranza per un futuro migliore che noi tutti speriamo.