La lunga fascia di terra che da Melito Porto Salvo si estende fino a Stilo, passando per Brancaleone, Bianco, Locri e Caulonia è caratterizzata dalla presenza di alcuni prodotti tipici pregiati, forse ancora poco conosciuti e apprezzati per quanto meriterebbero ma che certamente hanno da tempo iniziato a far parte del panorama di “nicchia” internazionale. Tra gli altri il bergamotto, un agrume impiegato nell’industria dei profumi e in medicina, tipico della zona di Melito, il gelsomino un tempo diffusamente coltivato nel territorio di Brancaleone e, appunto, nella “ Riviera dei gelsomini ”, zona un tempo conosciuta proprio per la notevole presenza di questo profumatissimo fiore , le squisite arance prodotte lungo le bianche e assolate fiumare di Caulonia, nonché il vino greco di Bianco le cui aree di produzione si estendono fino a Locri e Gerace. Ed è proprio del “Greco” di Bianco, peraltro, proprio in questi ultimi tempi insignito in America di uno speciale riconoscimento, che si sta, in questo periodo “riscoprendo “ e che potrebbe dare nuovi impulsi economici al territorio.

Sulla produzione del vino greco, più conosciuto, in campo internazionale, come “Greco di Bianco” e denominato per le sue qualità ( dicono anche afrodisiache… ) come “nettare degli Dei, ci sono testimonianze che affondano le loro radici nel lontano Settecento. Padre Fiore, infatti, nella sua “ Calabria Illustrata”, riporta uno scritto del Barrio nel quale si legge: “ Qui ( a Bianco) nasce un vino straordinario per bontà, è bianco, forte, sempre migliore di se stesso, del quale si produce una grande quantità”. In tempi piu’ recenti il poeta liberale geracese, Muscari Tomaioli, in occasione della visita a Reggio, subito dopo l’unità d’Italia, del Re Galantuomo, durante il banchetto, brindava in presenza della regale compagnia e di tutta la classe dirigente reggina e calabrese, con significativi versi proprio con il vino greco di cui tesseva le lodi. Chi conosce molto bene i “segreti” del vino greco è un noto possidente di Bianco, Dino Ielasi, che ha festeggiato da poco i suoi 90 anni portati in maniera impeccabile, uomo legato da profondo amore alle tradizioni e alla cultura del proprio paese, enologo egli stesso, produttore da generazioni di vino greco e mantonico.

A suo tempo fu anche socio fondatore della cooperativa vinicola C.A.C.I. B. che per molti anni si occupo’ della produzione del vino greco . Parliamo del lontano 1966. Un gruppo di produttori di vino greco e mantonico, per dare maggiore prestigio al prodotto tipico bianchese, per incentivare la quantità, ma principalmente la qualità, oltre la commercializzazione, decide di costituire quella cooperativa. Un lavoro che per i primi anni si rivelò difficile anche perchè tra le molte difficoltà di carattere oggettivo, ci fu pure la mancanza di una cultura della cooperazione. Quando le cose cominciarono ad andare bene ( in alcuni momenti la produzione era inferiore alla richiesta ) si verificò l’assurdo: la cooperativa, ci dice Jelasi, venne chiusa con un decreto dell’Asl di Locri perché i locali avevano il tetto coperto di eternit ! L’anziano possidente che del vino Greco è un vero cultore e che lo produce ancora “ solo per lui e per i suoi amici” ne parla con profonda e antica conoscenza “ Si tratta di un vino ottenuto da un vitigno portato dai coloni greci, ai tempi del loro insediamento nell’Italia Meridionale.

Originario della Tessaglia, da esso traggono origine vini, oggi molto apprezzati, come il Greco di Tufo, il Lacrima Chrysti delle falde del Vesuvio e L’Erbaluce di Novara. Ma il vino più pregiato e prestigioso, prodotto con uve “ Greco”, cantato da tanti poeti resta il Greco di Bianco o di Gerace, come da tradizione. E’ entrato persino nella leggenda. Si racconta, infatti, che nella battaglia sul fiume Sagra, nei pressi di Caulonia, diecimila soldati locresi vinsero centotrentamila crotoniati grazie all’efficacia del vino greco”. Una vecchia diatriba tra il “Greco” di Bianco e quello di Gerace . Qual è la diversità ? “Il Vino Greco delle colline geracesi ancora oggi è un ottimo prodotto. Anticamente, quando Bianco non era costituito in comune autonomo, il pregiato passito da dessert era noto come vino greco di Gerace. Ma il territorio che registrava una grande produzione di vino greco, attraverso le sue piccole aziende a carattere familiare è stato sempre quello di Bianco e Casignana. Pensi che alcune di esse hanno avuto premi e riconoscimenti in mostre internazionali, e qualcuna ha fornito persino la Casa Savoia”. E la differenza tra il Greco e il Mantonico ? “ Il mantonico è un passito tipico, pregiato e di estrema rarità, di color ambra e con una tipica lucentezza. Alla pari del vino greco raggiunge livelli qualitativi ottimali già nella successiva primavera di produzione, ma in base al disciplinare può essere dato al consumo non prima dell’anno successivo, a novembre. Il nome di questo squisito passito deriva dal greco Mantonikos che potrebbe significare indovino, profeta: sembra, infatti, che nel mondo greco- romano sacerdoti e sibille si inebriassero con questo vino prima di dare i responsi”. Insomma vini pregiati di grande qualità che potrebbero fare la fortuna dell’intero territorio ma che ancora, come spesso succede nella Locride, non riescono a raggiungere i grandi mercati. Si pensi, peraltro, che nel 1980 dopo tante lotte, è arrivato il riconoscimento della denominazione dell’origine controllata del “ Vino Greco di Bianco”( vino D.O.C.). Assieme al decreto è stato approvato anche un disciplinare molto bene articolato che fissa tutte le fasi della lavorazione: dalla natura dei vitigni, al loro impianto e coltivazione, alla lavorazione delle uve, alla fermentazione ed imbottigliamento. Si tratta di qualcosa di serio proprio per garantire la tutela del Greco e del Mantonico di Bianco anche perché i vini D.O.C. locali hanno oggi significative prospettive. Un dato è certo Greco e Mantonico sono vini tipici ed esclusivi del territorio della Locride. Un altro grande patrimonio che bisognerebbe tutelare.

Aristide Bava