La Corte d’Assise di Bologna ha emesso, di recente, la sentenza per la strage di Bologna. In quei tragici e dolorosi frangenti del 2 agosto del 1980, una violenta esplosione, alle 10:25 di quel giorno di quarantuno anni fa, uccide 85 persone, ferendone duecento.
I corpi straziati delle vittime erano in uno stanzone con tante lenzuola bianche a terra, e nell’elenco delle persone decedute vi è Francesco Antonio Lascala, il ferroviere di 56 anni, originario di Bianco ma fin da piccolo residente a Reggio Calabria. Quel che si racconta è un pezzo di storia troppo a lungo dimenticata da parte delle istituzioni locali della Città della Fata Morgana: una vicenda rimasta stranamente sconosciuta da parte di chi dovrebbe avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato. In tutta Italia vi suono dei luoghi pubblici (strade, piazze) che ricordano il nome delle vittime, Reggio Calabria ancora no, anche se a distanza di ben 42 anni. Eppure viene da pensare se ci sono morti di serie A e morti di categoria inferiori, anche in virtù delle ultime e recenti scelte da parte di Palazzo San Giorgio, sede istituzionale del Comune di Reggio Calabria. Sono trascorsi quarantadue anni dalla strage di Bologna (2 agosto 1980, ore 10:25) dove si spensero bruscamente sogni, speranze, affetti familiari, progetti, stroncati da uno spaventoso fragore scaturito da un ordigno posto all’interno della stazione emiliana. Ogni anno, a far data dal 1981, a Bologna, la giornata del 2 agosto diventa meta obbligatoria di un incontro della memoria. Tutta la Penisola italiana, come sempre, è stata interessata da diverse iniziative, mentre in riva lo Stretto un silenzio assordante. Il Circolo Culturale “L’Agorà”, vuole ricordare tale figura, anche se purtroppo dimenticata nella memoria, da parte delle istituzioni locali che dovrebbero avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato. A tal fine piace ricordare che venne inoltrata da parte del sodalizio reggino una richiesta di intitolazione di luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria, proposta acquisita d’ufficio al prot. 125802 del 6 agosto 2018 – indirizzata al sindaco, al segretario generale, al presidente della Commissione Toponomastica, al presidente del Consiglio. A distanza di quattro anni il Circolo Culturale “L’Agorà”, nonostante sia stato anche individuato il luogo per l’intitolazione, il sodalizio culturale reggino non ha ricevuto nessuna risposta in tal senso.
Quali sono i tempi per una risposta a un’istanza regolarmente presentata a un comune in Italia? 30 giorni? 45? 90? 180? Un anno? Due anni? Tre anni? Non è dato saperlo, almeno in certi frangenti … geografici. L’unica cosa certa è che il Circolo Culturale “L’Agorà” sta ancora aspettando risposta.
CIRCOLO CULTURALE ‘L’AGORÀ’