Nuova tappa, davanti al tribunale presieduto dal giudice Fulvio Accurso per il dibattimento del processo “Ulivo 99” che si sta celebrando in rito ordinario. Ieri, è stata la volta dei testi della difesa hanno risposto prima alle domande degli avvocati e del sostituto procuratore della Dda, Simona Ferraiuolo. L’udienza si è aperta con un colpo di scena. L’imputato Angelo Scuteri, presente in aula, ha chiesto e ottenuto di rilasciare delle dichiarazioni spontanee. L’uomo ha così ripercorso come, quanto e perché ha conosciuto Ierinò,
su cui ruotò l’intera indagine. Con calma e tono sicuro ha spiegato punto per punto quelle che sono le accuse a lui mosse dalla direzione distrettuale antimafia reggina. Ha cercato così cercato di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati. Scuteri è stato coinvolto
nel blitz che scatto a settembre del 2014. Secondo l’accusa Angelo
Scuteri avrebbe negoziato i carichi di coca con i cartelli sudamericani in nome e per conto di Giuseppe Ierinò, “Manigghia”. Scuteri è stato coinvolto con altre dodici persone nell’indagine,-denominata operazione “Ulivo 99”, dal nome dell’account di posta elettronica
utilizzati da uno degli indagati. Condotta dal Nucleo Operativo e
Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Roccella Jonica, gli arresti sono scaturiti dalle dichiarazioni rese formalmente nel 2012 da un collaboratore di giustizia che ha raccontato di fiumi di coca che attraversavano i mari, il più delle volte, erano nascosti nei container trasportati sui mercantili. I militari dell’Arma, hanno trovato i riscontri alle rivelazioni dell’uomo. Secondo i militari dell’Arma, il pentito è attendibile. «Il collaboratore – scrivevano gli investigatori – ha accusato se stesso senza che vi fosse un’indagine a suo carico. Le su dichiarazioni appaiono genuine, dettagliate, spontanee e compatibili con acquisizioni investigative successive». Da qua scattarono le manette.
c.a. Cronache delle Calabrie