Avrebbe costretto i propri dipendenti a lavorare 7 giorni su 7, con turni letteralmente massacranti che andavano dalle 4 del mattino fino alle 20, con due sole pause per il pranzo e la cena e sporadici momenti di sosta.
Queste le gravi accuse nei confronti di un allevatore sessantasettenne di Castrovillari accusato di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera sul lavoro, al termine di una lunga indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro sin dal 2023.
Le investigazioni, articolate tra agosto ed ottobre dello scorso anno, avrebbero permesso di appurare come una “giornata tipo” di lavoro fosse di 11 o 12 ore, senza alcun riposo infrasettimanale.
Ma non sarebbe tutto: i lavoratori sarebbero stati poi costretti, di fatto, a vivere all’interno di un container di proprietà del titolare, in precarie condizioni igieniche.
La “stanza”, infatti, era dotata di tre letti (due materassi ed un giaciglio di coperte) adagiati a terra, sprovvista di sistemi di riscaldamento e con soli due ventilatori, e senza alcuna agibilità o abitabilità.
Ai lavoratori – di nazionalità italiana ed indiana – sarebbe spettata una retribuzione tra l’altro misera, di appena 28 euro al giorno, in totale difformità a quanto previsto dai contratti di settore. Questi inoltre avrebbero vissuto in una situazione di sporcizia diffusa ed in luogo definito, a più riprese, come “insalubre”.
Alla luce di tutti questi motivi, l’intero comparto aziendale – composto da beni mobili ed immobili, circa 300 capi di bestiame (bovini) e vari veicoli, per un valore stimato in circa 2 milioni di euro – è stato sequestrato preventivamente per come decido dal gip del Tribunale di Castrovillari.
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