R. e P.
Dopo la sublime Nicolina Carnuccio (1942-2024), andata via nel gennaio di quest’anno, Badolato perde un’altra grande poetessa dialettale: Antonietta Gallelli (“Tota ‘a Pica”) detta comunemente “Tota” poiché era la “zia di tutti”. Nata nel 1937, Tota Gallelli era insegnante elementare (in pensione da alcuni anni) e faceva parte della prima generazione di epiche “maestre” provenienti da famiglie operaie, artigiane e contadine diplomatesi tra il 1945 e il 1960. Una evidente e numerosa classe di intellettuali che ha ravvivato enormemente la vita socio-culturale anche dei paesi viciniori ed anche oltre. Figlia del noto maestro ebanista Antonio e della portentosa cantante e affabulatrice Francesca Algivino, l’insegnante Tota Gallelli è vissuta di pane e letteratura popolare, poiché la madre era il più grande e completo archivio vivente di poesie, canzoni, proverbi, racconti e quanto altro rientrasse nella tradizione socio-culturale di Badolato prima dell’acculturazione o italianizzazione di massa.
Non era, quindi, difficile prendere le fila del discorso popolare e portare avanti la preziosa tradizione di famiglia, trasformando la sua casa in un centro permanente e punto di riferimento della più profonda cultura badolatese. Adesso sue più dirette eredi anche dialettali sono le uniche due nipoti Giulia e Rita Scerra. Le quali si sono cimentate, tra tanto altro, pure nel teatro dialettale e, in particolare, Giulia pure nella pubblicazione a stampa di poesie fin da quando aveva la precocissima età di dieci anni con il volumetto “I colori del tempo” (che vanta addirittura la prefazione dell’erudito critico letterario Antonio Gesualdo e le edizioni di Luigi Pellegrini di Cosenza già nel maggio 1975). E’ stato per interessamento di Giulia e Rita se oggi abbiamo la possibilità di poter ascoltare dalla voce di zia Tota la declamazione di sue 59 bellissime e anche ironiche poesie sul seguente canale web << https://www.youtube.com/channel/UCBgcZRs92NJfm-Ko8mp_kg >>.
La poetessa Tota Gallelli era donna assai schiva ed umile e non cercava alcuna notorietà. A furia di insistenze, dal 2006 al 2020 ha dato alle stampe tre volumetti di poesie nella lingua di Badolato con l’emblematico titolo di “Pajisi meu” (Paese mio – volume 1, 2 e 3) dal momento che l’intenso ed immenso amore per Badolato ed il suo popolo ha sempre trovato nella famiglia Gallelli (i Pichi) il migliore fulcro archivistico e intergenerazionale. Infatti, nella Presentazione così scrive la stessa Poetessa: << Pajìsi meu” ho voluto intitolare questa raccolta di poesie, perché ispirata dall’amore verso il mio paese, di quel paese che non è più quello di una volta, sia per l’aspetto culturale e socio-economico, sia per quello architettonico, rovinato non solo dalle calamità naturali ma anche dall’ignoranza dell’uomo. Sono ricordi della fanciullezza, che ho portato sempre con me, i ricordi di un paese vivo, laborioso, che nella semplicità del suo vivere era ricco di sentimenti, di arte, di creatività, di poesia (…) Storie, emozioni, di giovani innamorati, che si riscontrano sia nei versi che nelle serenate; affetti familiari; tradizioni. Seguono versi ironici sugli eventi quotidiani, la satira politica, insomma un po’ di umorismo che non fa male a nessuno. >>.
Negli ultimi decenni la lingua di Badolato è presa in notevole e seria considerazione anche a livelli scolastici, pure tramite l’annuale “Settimana del dialetto”. Inoltre, l’associazione “La Radice” e il prof. Pasquale Andreacchio (che si è avvalso della collaborazione di oltre sessanta ricercatori amatoriali) hanno recentemente dato alle stampe, in modo distinto, vocabolari dialettali di particolare importanza e significato. Pure per tale aspetto, l’Università delle Generazioni ritiene che sia venuto il momento che qualcuno (Istituzione o volontario) metta ordine e valorizzi la “Letteratura popolare badolatese” raccogliendo la memoria e le Opere dei tanti Poeti dialettali di Badolato … A cominciare da quel De Rosi, che ha dedicato un poemetto dialettale al medico Antonio Tropeano, fino ad Antonio Paparo (Calabria mia, 1961), da Nicola Caporale (‘A catarra, 1973) a Nicolina Carnuccio (A parrata e mama, 2009 e “Paroli e pparoli, 2014) a tanti altri. Intanto al link << http://www.galluccifausto.it/badolato/poesie/index.asp >> possono essere lette tante poesie in lingua badolatese di vari Poeti locali.
Domenico Lanciano