L’operazione “Big Bang” ha portato in carcere 20 persone che facevano parte del clan di ‘ndrangheta più attivo del Piemonte. Le accuse vanno dall’associazione di stampo mafioso, all’estorsione, al possesso di armi e commercio di sostanze stupefacenti.
I “padrini di Torino” erano i fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea. Tutto ruotava attorno a loro, violenti e senza scrupoli. Originari di Stilo, arrivarono nel 2001 a Torino, dove la loro scalata criminale in pochi anni li battezzò come i padroni della città.
Si sono conclusi ieri gli interrogatori di garanzia, nel carcere di Torino Le Vallette, per i 20 accusati  dell’operazione “Big Bang”, ma di fronte al Gip torinese i fratelli arrestati si sono valsi della facoltà di non rispondere. A seguire dietro di loro, tutti gli altri in silenzio, quasi tutte le persone coinvolte nel processo sono di origine calabrese.
Solo il 21enne Luigi Crea è stato arrestato a Stilo, in Calabria e detenuto adesso nel carcere di Palmi dove è stato anche interrogato, ma anche lui ha risposto col gioco del silenzio. Insomma nessuno dei 20 arrestati ha risposto alle domande del giudice, hanno tutti scelto di stare in silenzio.
I fratelli erano stati arrestati già nel giugno del 2011, nel quadro dell’operazione Minotauro, Aldo Cosimo Crea era tornato libero nel febbraio del 2014, mentre Adolfo Crea nel giugno del 2015. Appena usciti di galera avevano riorganizzato un gruppo dedito alle estorsioni, usura e spaccio di droga. Grazie all’operazione Big Bang, che prende il nome da uno dei bar in cui si riunivano, il Comando dei Carabinieri di Torino ha arrestato i 20 indagati. Nell’ordinanza, di 900 pagine, si leggono i metodi di minaccia utilizzati dalla cosca: dalle lettere anonime alle teste di maiale fuori casa. Una mafia del tutto nuova per il Nord, non più silenziosa ma violenta e spregiudicata.
Carlotta Tomaselli
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