“Non possiamo pensare che Torino, una città che viene inserita dal New York Times come una tra le prime delle mete da visitare nel mondo, sia percepita come una succursale della Locride” afferma Fabrizio Ricca, Consigliere Comunale di Torino e Capogruppo Lega Nord Piemonte, subito dopo l’operazione Big Bang che attesta in maniera inequivocabile la presenza della ‘Ndrangheta anche nel capoluogo Piemontese.

Quest’affermazione è contrastata da quella dei Carabinieri che affermano “Qui? Più omertosi che a Locri” descrivendo così i torinesi in balia degli strozzini, minacciati con teste di maiale mozzate, pizzini ed intimidazioni.

Anche qui la ‘Ndrangheta sembra inestirpabile, anche qui si avverte l’ombra pesante del gioco senza regole portato avanti dai malavitosi. Anche la “civile” Torino, nasconde i suoi segreti e nelle sue ore più buie ha un retrogusto di Calabria, quello però da dimenticare e contrastare, quello legato alla criminalità.

Eppure nonostante la Locride cerchi in ogni modo di risollevarsi, quasi per contrappasso si ritrova sempre etichettata, marchiata a vita dall’attributo più sgradevole, quello che non basterebbero neanche mille convegni o operazioni anti-ndrangheta ad eliminare, quello legato alla sua appartenenza al fenomeno mafioso, vecchio quanto la Calabria stessa.

E’ un’opera di contaminazione diranno i più scettici, porteranno la loro mentalità gretta qui al Nord e costruiranno castelli di malavita diranno i più disinformati, coloro che non si sono accorti che il fenomeno mafioso si adatta dove può, non ha più origine certa né provenienza “culturale”, è un continuo divenire senza volto né nome.

Tali affermazioni sono un’offesa ai quanti cercano quotidianamente il riscatto, ai quanti ogni mattina fanno i conti con i propri cognomi e con la consapevolezza di condividere la stessa terra, lo stesso paese, la stessa aria con persone senza scrupoli, ma ciò nonostante continuano l’instancabile lotta ai luoghi comuni.

Come direbbe un’inestimabile figlio di questa terra, Corrado Alvaro, quella dei calabresi… «è una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla, esserci nati per amarla, tanto è piena come la contrada, di pietre e di spine» , ma non ci aspettiamo di certo che Ricca possa comprenderlo.

 

SARA FAZZARI

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