Reggio Calabria. Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, decidendo su rinvio della Corte di Cassazione, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Carmelo Sposato dal GIP Distrettuale di Reggio Calabria nell’ambito della operazione “Terramara-Closed”.
Il procedimento Terramara-Closed vede riunite tre diverse operazioni di polizia che nel dicembre dello scorso anno hanno portato alla sbarra 68 persone di Taurianova, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa e di altri gravissimi reati.
Le manette scattarono ai polsi degli indagati nella notte del 12 dicembre scorso a seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia.
Questa la vicenda dell’imprenditore Carmelo Sposato: i suoi difensori avvocati Antonio Romeo e Guido Contestabile, hanno impugnato davanti al Tribunale del riesame di Reggio Calabria l’ordinanza custodiale emessa dal GIP a seguito di richiesta della Procura Distrettuale Antimafia per le ipotesi di associazione mafiosa e tentativo aggravato di estorsione ai danni dell’ex Sindaco di Taurianova, Domenico Romeo, contestate allo Sposato.
I difensori dell’imprenditore Carmelo Sposato, accusato di essere capo promotore, assieme ad altre persone, di una associazione mafiosa denominata cosca Sposato-Tallarida hanno chiesto immediatamente il riesame dell’ordinanza custodiale sostenendo che, prima facie, si dimostrava già molto lacunosa, atteso che valorizzava esclusivamente una serie di elementi congetturali e sforniti di concretezza e specificità.
All’esito dell’udienza camerale del 9 gennaio scorso il TDL, accogliendo il ricorso degli avvocati Romeo e Contestabile, ha ritenuto infondato ed immotivato l’addebito accusatorio associativo contestato allo Sposato, che, però, ha riqualificato nella sola condotta partecipativa.
Avverso il giudizio del Tribunale cautelare i difensori hanno proposto ricorso in Cassazione lamentando la palese ingiustizia del provvedimento opposto, in quanto nemmeno l’ipotesi, meno grave, di partecipazione associativa risultava suffragata da gravità indiziaria.
Ed infatti, la Suprema Corte accogliendo il ricorso della difesa dello Sposato che riteneva come, in verità, non emergessero neanche gli indizi minimi configuranti l’ipotesi partecipativa intravista dal giudice del riesame, ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio, chiedendo quindi un nuovo giudizio al Tribunale cautelare, fissando i diversi punti di criticità riscontrati.
In data 27 novembre i difensori di Sposato, comparsi davanti al TdL in sede di rinvio, dopo aver depositato una corposa memoria, hanno svolto un’accurata e lunghissima discussione evidenziando, intanto, la lacunosità indiziaria della misura custodiale originariamente imposta e, sui punti di accoglimento della Cassazione, hanno sottolineato come nulla in concreto valorizzasse la stessa esistenza della c.d. cosca Sposato-Tallarida e, meno che meno, la partecipazione a qualsiasi titolo dello Sposato. I difensori hanno concluso ritenendo, tuttavia, l’assoluta inesistenza delle esigenze cautelari, meramente ipotizzate ma non affatto dimostrate, né motivate .
Il Tribunale cautelare aderendo completamente alle tesi difensive che hanno sempre sostenuto l’estraneità, con qualsiasi ruolo, di Carmelo Sposato alla presunta cosca, ha disposto l’annullamento della misura cautelare con immediata restituzione in libertà dell’imprenditore Carmelo Sposato.
Ampia soddisfazione di entrambi i difensori che hanno dichiarato come finalmente, dopo quasi un anno di “ingiusta “ detenzione, finisce il calvario dell’imprenditore Carmelo Sposato che, ora, affronterà il processo di merito fissato per il prossimo 23 gennaio davanti al Tribunale di Palmi, da uomo libero.
Fonte: Newz.it