E’ sempre più difficile garantire una corretta copertura informativa degli arrivi di migranti in Calabria. La denuncia arriva dagli operatori dell’informazione, dalle Ong impegnate nell’accoglienza e perfino dalla Conferenza episcopale calabrese.
Di pochi giorni fa è una lettera di protesta inviata al prefetto di Crotone dai giornalisti, che lamentano la volontà di “tenere lontano la stampa dai luoghi dove si svolgono attività che coinvolgono i migranti”. “Questo – scrivono direttori e cronisti – accade sempre più spesso quando avvengono eventi tragici come il recente naufragio di Roccella Jonica e, prima, quello di Steccato di Cutro”. I firmatari della lettera lamentano di non aver potuto accedere al porto durante lo scalo di nave Diciotti, lunedi scorso, per portare a terra i corpi dei migranti recuperati in mare.
Un possibile giro di vite deciso dall’autorità di governo in merito alle informazioni su sbarchi e soccorsi in mare. Da tempo ne parla Sergio Scandura, giornalista di Radio radicale che segue puntualmente e da anni il fenomeno migratorio nel sud del Mediterraneo, riscontrando una crescente difficoltà a ottenere conferme o smentite da parte degli organi competenti.
Analogamente, la Conferenza episcopale calabra, dopo la strage di migranti davanti a Roccella Jonica, ha diffuso una nota in cui si parla di un “naufragio anonimo e invisibile”. Quello che accade, scrivono i vescovi, “denuncia la deriva della nostra stessa umanità”. “Gli uomini, le donne, i numerosi bambini, i cui corpi attendono di essere riconosciuti dai familiari venuti da tutta Europa, siano un forte richiamo ai singoli e alle istituzioni perché la voce del sangue dei fratelli che grida dal profondo del mare non resti inascoltata”, scrive la Cec.
Sulle difficoltà materiali che gli operatori dell’informazione si trovano a dover aggirare interviene anche il senatore del Partito democratico Filippo Sensi, che ha depositato una interrogazione parlamentare rivolta al ministro delle Infrastrutture in merito alla richiesta da parte delle autorità portuali del pagamento di una imposta di bollo di 16 euro per poter svolgere il proprio lavoro. Sensi ipotizza un “tentativo di disincentivare e rendere più tortuoso e ingrato il lavoro giornalistico nei porti di Roccella Jonica e Reggio Calabria”, e giudica la richiesta di quello che definisce “un balzello” in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione, che sancisce il diritto per la stampa di “non essere sottoposta a autorizzazioni o censure”.
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