“Il 99 per cento dei magistrati in Italia sono persone oneste”, ma “anche in magistratura ci sono mele marce”. Lo ha affermato il capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite ieri sera a “Di Martedì” su La7. “Migliaia di calabresi stanno con me”, ha aggiunto Gratteri, che poi, alla domanda sugli scarsi elogi ricevuti nel corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario a Catanzaro, ha replicato: “Vuol dire che stiamo lavorando bene”. Subito dopo il procuratore ha spiegato che “far osservare i codici non significa essere manettaro”, e che “più che la cultura manettara, credo che ci sia una presunzione di impunità da parte di chi gestisce il potere. Il potere non vuole essere controllato”.

“L’operazione che abbiamo condotto non è stata improvvisata dalla sera alla mattina. Le indagini sono partite nel maggio 2016, ci sono stati 3 anni di lavoro attento. Nessuno si alza la mattina con l’intenzione di arrestare un sindaco o persone che non c’entrano nulla. Negli ultimi tempi abbiamo alzato il tiro nelle indagini”. Lo ha dichiarato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite ieri sera a “Di Martedì” su La7, rispondendo alla domanda se un’inchiesta come Rinascita-Scott, che ha portato all’arresto di più di 300 persone, non possa apparire una retata sommaria più che l’individuazione di reati accertati.

Il magistrato è poi ritornato sulla vicenda che lo ha visto quasi ministro della Giustizia nel Governo presieduto da Matteo Renzi. Una nomina che sarebbe stata bloccata dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Gratteri ha raccontato delle interlocuzioni con lo stesso Renzi, tramite Graziano Delrio, e dei progetti che avrebbe portato avanti da Guardasigilli: “Avevo in mente una rivoluzione” ha detto.

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