Con profonda spiritualità e fedeltà alla tradizione, la comunità ortodossa del Sacro Monastero di San Giovanni Theristis di Stilo ha vissuto un momento storico: la nomina di padre Ambrogio come Aigumeno e di padre Fantino e padre Romano come Proegumeni, segnando un nuovo inizio per la presenza monastica ortodossa nella vallata dello Stilaro.
Secondo l’antico calendario liturgico bizantino, il sabato inizia il venerdì pomeriggio, ed è in quel momento che si dà inizio al canto delle lodi alla Vergine, con la recita dell’Inno Akathistos, uno dei più profondi inni mariani della tradizione ortodossa.
Luogo sacro e suggestivo, la laura di Tramontana, oggi detta anche “la Pastorella”, è tornata a risplendere grazie all’impegno dei fedeli, che ne hanno ripulito ogni angolo, riportando alla luce icone, simboli e memoria. Un vero angolo di Medio Oriente, immerso nel cuore della Calabria, dove si custodisce ancora il termine “conula”, cioè piccola icona: una parola che racconta la continuità viva con il mondo bizantino.
A celebrare il rito sono giunti anche discepoli di un anziano padre spirituale del Monte Athos, impossibilitato a muoversi, ma che ha benedetto la partecipazione dei suoi monaci a questo momento di grazia. Dopo secoli, nella laura, si è levata nuovamente la preghiera del venerdì di Quaresima in onore della Theotokos, la Madre di Dio.
Padre Fantino, nel suo messaggio ai fedeli, ha ricordato il senso profondo della Quaresima:
“I padri che sono giunti qui hanno sentito il profumo della santità, quella che impregna le rocce e l’aria di queste montagne. La Quaresima non è prepararsi all’uovo di Pasqua, ma al mistero della vita e della morte: non esiste la morte, esiste il giudizio di Dio. Non dobbiamo temere Dio, ma forse un po’ noi stessi, quando viviamo cercando solo l’effimero.”
Una valle che parla a chi sa ascoltare, quella dello Stilaro, dove quest’anno, in un raro allineamento tra i calendari gregoriano e giuliano, le comunità ortodosse di Stilo e Bivongi e quelle cattoliche si uniranno nelle celebrazioni pasquali, in un momento di forte simbolismo ecumenico.
Questa rinascita spirituale, che affonda le radici nella storia millenaria del monachesimo calabrese, è una testimonianza concreta di come la fede, la memoria e la bellezza dei riti antichi possano ancora oggi toccare il cuore dell’uomo moderno.