Aristide Bava
SIDERNO – Nei vari appuntamenti turistici in campo nazionale e internazionale vengono messe in risalto molto spesso le potenzialità della Calabria, e della Locride in particolare, che – ormai è un vecchio ritornello, – necessità di maggiore attenzione da parte degli organismi istituzionali. Non ci vuole molto per mettere a fuoco il grande patrimonio archeologico locrideo ben degno di far parte di un apposito ( e nuovo) itinerario turistico che potrebbe portare alla scoperta di questa area ricca di storia e tesori archeologici. L’obiettivo sarebbe scontato : promuovere e far meglio conoscere le bellezze della Magna Grecia in uno con le testimonianze romane, per stimolare i turisti a venire a vedere le preziose tracce storiche del territorio e ricordare che Locri e la Locride ospitano siti archeologici di grande rilievo. Una proposta, che dovrebbe, però, essere suffragata da un qualcosa in più che nel passato è mancata e che, seppure scontata, potrebbe nell’immediato fare la differenza malgrado tante precarietà che il territorio si porta appresso e che quotidianamente vengono denunciate soprattutto dagli operatori turistici. Ovvero la necessità che la promozione del grande patrimonio esistente nella Locride deve avere più forza per la loro valorizzazione attraverso un discorso “unitario” che interessi tutto il territorio. Non è una novità, anche perché lo stesso Gal Terre Locridee, tempo addietro, ha presentato una proposta progettuale includendo visite guidate ai principali siti archeologici della zona e percorsi tematici pensati per coinvolgere turisti e cittadini. Il tutto “abbracciando” l’intero territorio. I “tesori”, nella Locride, d’altra parte non mancano , dalla Villa Romana di Casignana al Naniglio di Gioiosa Jonica, agli scavi di Locri all’anfiteatro di Portigliola o allo stesso Museo di Monasterace , luoghi principali d’interesse più conosciuti ma non i soli presenti sul territorio.
La Locride in effetti, può offrire un’offerta integrata di grande respiro che faccia vivere ai turisti un percorso generalizzato che non si limiti ad un singolo luogo ma offra una visione d’insieme del suo patrimonio storico, Se si riesce a fare questo si può attirare un turismo sempre più ampio e diversificato, per fare della Locride una destinazione culturale di riferimento e nello stesso tempo-altro particolare da non sottovalutare- coinvolgere i cittadini, soprattutto i più giovani, ad avere una maggiore consapevolezza del proprio patrimonio culturale, stimolandoli a coltivare le radici di una crescita turistica che possa durare nel tempo. D’altra parte Archeologia e turismo, da sempre costituiscono per molte zone del nostro Paese un importante binomio e un autentico toccasana per produrre economia in un settore che rimane trainante. Viene da chiedersi perché in confronto ad altre Regioni e in altre zone dove le due cose hanno portato economia, lavoro e ricchezza, nella Locride questo binomio ancora non funziona per come dovrebbe. Il territorio, è innegabile, annovera al suo interno siti di straordinario interesse, due Musei, quello di Locri e di Monasterace che contengono reperti di indubbia importanza storica, resti antichi sparsi in molti angoli, il Musaba, struttura artistica all’avanguardia ed ancora una miriade di strutture di notevole pregio sparpagliate nei suoi tanti borghi antichi. Un patrimonio immenso che, però, non riesce ad assolvere quello che dovrebbe essere il suo compito principale, ovvero richiamare flussi reali e continui di turisti. Quelli veri, per intenderci. Chissà se cambiando strategia e lavorando in maniera unitaria non si convincano anche gli organismi superiori a guardare con maggiore interesse alla necessità di risolvere i problemi che penalizzano il territorio ? Giriamo la domanda anche ai sindaci che continuano ad essere ancora molto assenti.
Nelle foto
La parte sotterranea del Naniglio di Gioiosa Jonica
Una veduta del Parco archeologico di Locri