Un enorme parco automezzi sequestrato, composto da 148 veicoli tra camion e rimorchi e disponibilità finanziare detenute anche all’estero, il tutto finito sotto sequestro. Sette conti correnti che sono individuati nei Paesi Bassi grazie alla cooperazione giudiziaria assicurata da Eurojust.
E poi, otto indagati, due dei quali olandesi, amministratori di altrettante società, ed un argentino, che avrebbe avuto un ruolo da prestanome; mentre gli altri sono tre emiliani, un bresciano ed un milanese domiciliato nei Paesi Bassi, attualmente latitante e ritenuto il dominus.
Si è conclusa così l’operazione Missing Trucks, inchiesta partita da Rimini ma che si è allargata dall’Emilia Romagna fino alla Lombardia, al Veneto, alla Campania, e nei Paesi Bassi, arrivando anche in Calabria.
Secondo la Guardia di Finanza, dunque, che ha eseguito delle complesse indagini in materia di reati fallimentari, si sarebbe fermato un “piano” criminale che secondo l’accusa avrebbe avuto come obiettivo quello di sottrarre il patrimonio di una importante società riminese, in fallimento, che opera nel settore del trasporto nazionale ed internazionale di merci per conto terzi.
In particolare, a seguito dell’ormai irreversibile stato di crisi aziendale, l’amministratore della stessa si sarebbe rivolto ad una società di consulenza comasca, collegata con un’omonima società olandese, gestita da un milanese pluripregiudicato, ricercato per quattro condanne definitive tra cui quella di estorsione, di bancarotta fraudolenta e di traffico di stupefacenti, che pubblicizzava sul web dei fantomatici servizi volti al risanamento di imprese in grave difficoltà finanziaria, avendo premura di sollevare le governance da ogni responsabilità civile e penale.
LA “TESTA DI LEGNO” ARGENTINA
Ma per gli investigatori il piano di risanamento sarebbe consistito, in realtà, nello svuotamento di tutti i beni rimasti all’azienda orami fallita, così danneggiando creditori e Stato, facendo ricadere tutte le responsabilità derivanti dalla dichiarazione di fallimento su un amministratore finto, in pratica una “testa di legno”, individuato in questo caso in un argentino.
Così sarebbe stata effettuata la cessione dell’intero compendio aziendale ad una società bresciana, anch’essa sull’orlo del fallimento, apparentemente “terza” ma di fatto coinvolta nella presunta frode, che avrebbe infine provveduto a vendere tutti i mezzi aziendali ad una azienda di trasporti imolese gestita da una parente dell’ex amministratore della fallita riminese (che di fatto avrebbe continuato a gestirla), potendo quindi proseguire l’attività di trasporto merci senza più debiti.
Un articolato disegno, reso ancor più complesso dal coinvolgimento di società estere, svelato però, e interrotto in tempo per sequestrare tutti i beni, che ammontano a circa dieci milioni di euro.
A carico di quest’ultima società è stato effettuato il sequestro dei 148 mezzi pesanti che si ritiene siano stati distratti illecitamente dalla procedura fallimentare.
IL DENARO MANDATO IN OLANDA
Le indagini finanziarie, svolte anche con la collaborazione delle autorità olandesi che hanno recepito un ordine investigativo europeo della Procura di Rimini, hanno nel frattempo consentito di ricostruire anche i trasferimenti verso l’Olanda di somme di denaro per circa 400 mila euro, sottratte dai conti correnti della società fallita, che sono state tempestivamente sequestrate tramite un ordine di congelamento emesso dal Gip del Tribunale di Rimini.
Decisivo, in questa fase, è stato il ruolo dell’Ufficio italiano di Eurojust, l’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale che aiuta le amministrazioni nazionali a collaborare per combattere il terrorismo e gravi forme di criminalità organizzata che interessano più di un paese dell’Unione.
L’intervento dell’organizzazione sovranazionale ha consentito di assicurare una rapida esecuzione a richieste di accertamenti bancari e di sequestri, con il risultato di aver individuato i conti riconducibili agli indagati prima che venissero svuotati.
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