La recente operazione giudiziaria denominata “erga omnes”, che a sua volta si inserisce nel più ampio filone di inchiesta denominato “rimborsopoli” ha messo dolorosamente in luce una consolidata prassi nella gestione dei soldi pubblici, che non possiamo più permetterci di tollerare. Come Partito Democratico, esprimiamo la nostra più completa fiducia nella Magistratura, demandando a questa, e solo a questa, il compito di accertare i reati ed irrogare le pene. Ma attenzione a non fare confusione con la questione morale. La questione morale ci impone di analizzare i fatti ed i comportamenti in maniera obbiettiva, senza strumentalizzarli per fini personali, soprattutto, evitando di mischiare e sovrapporre fatti e comportamenti contestati dalla magistratura, con fatti e comportamenti mai accertati e mai contestati, se non dagli sciacalli di turno, della stampa e della politica.

La difesa politica e civile fatta all’ex assessore Nino de Gaetano, a suo tempo, quando una certa stampa ed una certa politica, ma nessun giudice, lo accusavano di voto di scambio, non può essere strumentalmente utilizzata adesso, per delegittimare tutta l’attività politica dallo stesso svolta. Di sicuro poi, non può certo elevare lo status ed il valore dei suoi detrattori, che fino a ieri lo accusavano ingiustamente di fatti non commessi, e che oggi vivono come un trionfo personale e politico, l’evolversi di un’inchiesta che, a 360 gradi, investe un modo ormai superato di intendere la politica, ma in cui, molti di questi detrattori, affondano saldamente le proprie radici.

Il nome dell’inchiesta, “erga omnes” in latino, significa “nei confronti di tutti”, ed in tal senso, si rivela fin troppo evocativo e simbolico.

L’inchiesta e le singole condotte contestate, infatti, investono in maniera trasversale tutte le correnti, i partiti e gli schieramenti ed impongono, certo, un rigoroso accertamento in sede giurisdizionale.

Ma le colpe di alcuni, non rendono automaticamente migliori gli altri, né gli consentono di invocare una presunta superiorità morale che appare, in certi casi, perfino grottesca, quando si scontra con il dato di fatto che un furto è sempre un furto, sia che riguardi il denaro pubblico, sia che riguardi il pubblico consenso e la sovranità popolare che il consenso sottende.

Forse un giorno gli sciacalli regneranno sul creato, ma anche quando ciò avvenisse, lascerebbe comunque inalterato l’odore dei cadaveri di cui questi nuovi moralisti si sono sempre nutriti.

In conclusione, riteniamo che il denaro pubblico debba essere utilizzato con trasparenza e solo per fini pubblici. Chi lo avesse usato per fini diversi, dovrà necessariamente farsi carico delle conseguenze penali che da ciò derivano. Perché questo prevede la legge. Come Partito Democratico non possiamo che augurarci che alla fine trionfi la giustizia e venga accertata la verità.

Ma chiarito questo, non possiamo permettere che fatti a noi estranei, divengano il pretesto per farci imporre delle scelte politiche che, in condizioni normali non avremmo mai fatto.

Maria Teresa Fragomeni

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