C’è un lato oscuro, tra difficoltà e speranza che incontro quotidianamente in questa mia nuova vita  d’amministratore, su cui non mi do pace. Mi riferisco ai barbari che agiscono di notte saccheggiando tutto ciò che incontrano lungo e attorno le  strade di Siderno.

Giovani dai 16 a i 23 anni che ringhiano a tutto e a tutti. Distruttori di civiltà avanzano nell’oscurità senza temere nulla e nessuno. Tutto gli deve essere concesso. Distruggere li fa gemere di piacere. Di piacere sadico. Di temibile malvagità mista a estrema ignoranza.

Ed è per questo che lancio, più che un appello, un’imprecazione alle forze dell’ordine: «Aiutateci».

Aiutateci a fare in modo che una tempesta di enfants inciviles non degeneri in un uragano criminale. Il rischio, per le nuove generazioni, è elevatissimo. A breve, gli spacca tutto, i lanciatori di bottiglie e i randagi della notte caricheranno di pallottole il fucile e lo punteranno, come spietate mosche di Belzebù pronte a posarsi ovunque, sul primo malcapitato, su quello che gli ha rubato la ragazza, su chi non li ha fatti entrare in discoteca e su chi ha gli ha intimato a non parcheggiare in un tratto di strada riservato ai portatori di handicap.

Tra le tante piaghe che ci hanno lasciato in eredità coloro che percepivano lo stipendio senza svolgere funzioni, la criminalità diffusa è la più massiccia, la vera metastasi di un paese che vuole guardare avanti. Non c’è lungomare, depuratore, raccolta differenziata che possano reggere il confronto con il cuore nero di molti giovani, con il loro insolente rimbombo d’autorità pseudo mafiosa. Un rimbombo d’autorità che li rende idoli dei più piccoli, di quei ragazzi di prima, seconda e terza media. “Mamma mia” penso fra me e me. Ecco cosa succede quando una città fallisce: se permettiamo ai criminali di diventare idoli siamo ben oltre quel punto di non ritorno che mi fa, ahimé, citare il peggio del peggio.

Adolf  Hitler:« Ebbene sì! Noi siamo barbari, e barbari vogliamo rimanere. Ci fa onore. Saremo noi a ringiovanire il mondo. Il mondo di oggi è prossimo alla fine…»

Ercole Macrì

11390147_10205690995307261_2023302799354035476_n