SIDERNO – Non si è ancora sopita la polemica aperta dall’Ing. Raffaele Macry Correale sul progetto di completamento dell’anfiteatro di Siderno Superiore e i cittadini del borgo antico sidernese si chiedono se la struttura verrà realizzata o meno sulla base di quanto previsto da progetto elaborato da un Raggruppamento temporaneo di professionisti aggiudicatario.
Dopo la nota di Macry Correale che ha contestato, tra l’altro, l’impatto visivo del progetto, a nome del raggruppamento dei progettisti ha preso posizione l’ingegnere Tito Albanese che invece il progetto ha difeso a spada tratta, ritenendo «infondate» le accuse mosse da chi «scorrettamente rivendica il monopolio su quanto in quel borgo si progetta e si costruisce».
Albanese ha voluto «raccontare e spiegare ai cittadini sidernesi le ragioni che hanno spinto i progettisti a intervenire con coraggio» nella convinzione che «l’attenzione per i luoghi non può non tradursi in misura e controllo della qualità della sua modificazione». Afferma che un «giusto connubio tra presente e passato rappresenta forse l’unica possibilità per i centri già seriamente compromessi da uno spregiudicato abusivismo». E si dichiara «fermamente convinto che un progettista serio non può esimersi dal progettare opere in grado di dialogare per autenticità e dignità con le presenze materiche che formano il contesto urbano».
Ciò per affermare che «aver deciso di intervenire a Siderno Superiore utilizzando il linguaggio del nostro tempo è tutt’altro che aver elaborato un progetto estraneo alla realtà e al contesto urbano e storico».
Fatti precisi riferimenti ad altre opere a carattere nazionale e internazionale, Albanese precisa che quanto progettato per Siderno superiore «offre una rilettura dei caratteri dei luoghi, e lo fa attraverso un dialogo serrato con la preesistenza, assumendo la stratificazione come modalità di scrittura e scegliendo un tono medio, né anonimo né altisonante, incline a raccontare storie e palesare il tempo. Si tratta di un’opera che senza smanie di modernismo e neppure senso di inferiorità nei confronti della storia, senza aggressioni né mimetismi, rilegge i caratteri del contesto nel quale si inserisce, esaltando le valenze spaziali del tessuto urbano di Siderno Superiore e valorizza l’affaccio sulla vallata attraverso la ridefinizione del suo basamento».
Pertanto – afferma Tito Albanese – «non appartiene a noi nessuna volontà civica, provocatoriamente offensiva, al contrario essa è forse riscontrabile in chi pretende di imbalsamare il “bel paesello sulla collina“, felice del fatto che quelle chiese ridotte a rudere celebrino ogni giorno la messa funebre di un borgo incapace di ripartire, perché privato della linfa vitale che solo la continua stratificazione delle tracce può dargli, obbligando il passato a un continuo e stimolante confronto col presente, avviando così una riconsacrazione dei luoghi e del tempo intesa come simultanea presenza di passato, presente e futuro».
Albanese fa anche una minuziosa descrizione del progetto: gli interventi, in particolare quelli previsti alla quota sottostante il terrazzo-palcoscenico, «sono stati immaginati come prolungamento dello spazio pubblico che, nelle sue varie articolazioni, tende a configurarsi come vero e proprio museo en plain air”». «L’uso di materiali locali e la particolare attenzione ai dettagli costruttivi – prosegue – consentiranno all’opera di integrarsi perfettamente nel contesto, senza risultare né arrogantemente invadente, né volgarmente emulatrice».
Per rafforzare la sua tesi l’ing. Albanese afferma anche che la progettazione «è stata più volte esposta in mostra a Roma e altre sedi italiane, e pubblicata su testi e riviste di settore» cosa che – conclude il professionista – «oltre che palesare un oggettivo e notevole interesse della critica nazionale e internazionale, ci fa ben sperare nella possibilità di rinascita del Borgo, meritevole di un’attenzione ben più ampia di quella che qualche ricordo d’infanzia può generare».
Aristide Bava