C’è, tra le svariate tappe, un passaggio obbligatorio nel parto di un’Europa solidale: i Rom, una comunità che in Italia rappresenta lo 0,23 della popolazione ( 170 mila secondo una stima del Sole 24ore). Il fenomeno è continentale, l’epicentro è la Romania.
Del deficit culturale e dei tanti luoghi comuni che affliggono l’etnia in questione si sta occupando il partenariato strategico Ka2. Il progetto “A Bridge Beetween Cultures”, coordinato dalla Conselleria d’Education della regione Valenciana, pensato e scritto dal reggino Massimiliano Strati, ha fatto tappa in Romania. Il meeting transnazionale ospitato dal 25 al 28 ottobre da Alba Iulia – accogliente e raffinata capitale della Transilvania, avamposto di grandi culture e d’azioni concrete – ha registrato la partecipazione della delegazione spagnola guidata da Maria Jose Rodrigo, di quella turca, con il distretto educativo di Konan guidato da Serkan Kurtulus, di quella rumena guidata da Rodica Croza in rappresentanza dell’ispettorato dei professori di Alba Iulia e di quella italiana composta da Ercole Macrì del Comune di Siderno, Albino Barresi dirigente del Liceo Preti Frangipane di Reggio Calabria e da alcuni membri dell’Associazione Darsana Teranga.
Consapevoli degli errori del passato, dove anche chi detiene il potere è rimasto prigioniero di logiche respingenti, le delegazioni, fedeli agli obiettivi del partenariato strategico, hanno posto l’accento sull’inclusione sociale degli studenti Rom attraverso l’educazione scolastica. In più riunioni, che si sono susseguite in modo serrato durante il meeting, Valencia, Smirne, Siderno e Alba Iulia hanno composto un mosaico d’esperienze e d’osservazioni, producendo un confronto acceso, quasi estremo, soprattutto quello tra Italia e Spagna ha ricordato il famoso best-seller The way we’re working isn’t working, ovvero “il modo in cui lavoriamo non funziona”. Infine, però, sono stati tracciati gli obiettivi che, a breve termine, dovranno essere raggiunti e, addirittura, confezionati per i meeting dell’ inverno 2017.