Riceviamo e pubblichiamo:

Passeggiando per le strade di Siderno, negli ultimi mesi, non passano di certo inosservati il degrado urbano e la cattiva manutenzione di strade, aiuole e marciapiedi, per non parlare del totale abbandono del  Lungomare, dal cui nome sarebbe da eliminare anche il richiamo alle palme (quasi tutte infestate dal punteruolo rosso e non adeguatamente curate o sostituite) .

Il leitmotiv dell’ultimo anno di amministrazione è stato quello di richiamare saltuariamente l’attenzione dell’elettorato su interventi di manutenzione del tutto ordinaria  e di natura improrogabile per un paese che si rispetti, dipingendoli come grandi conquiste, quando in realtà i programmi della giunta in carica erano ben diversi.

Uno degli ultimi annunci è stato quello della bitumazione della strada statale 106, avvenuto nel mese di aprile. Decantata questa dall’amministrazione come se fosse la vittoria di qualsivoglia battaglia di classe, dopo i tempi biblici delle procedure preliminari, a cui ormai ci siamo abituati, non ha trovato nessun tipo di riscontro effettivo, con un corso pieno di formazioni  che più che considerare buche, in alcuni casi definirei burroni.

Secondo punto da prendere in esame è lo stato dei marciapiedi, in questo periodo particolarmente affollati da cittadini che, con l’arrivo del bel tempo, vanno alla ricerca della tranquillità con passeggiate pomeridiane e anche serali. Basta dare una sfuggente occhiata per rendersi conto della completa disattenzione dei dipendenti comunali delegati a questo importante compito. Le mattonelle che ricoprono le aree pedonali sono ormai danneggiate quasi completamente, con frequenti disconnessioni e dislivelli che possono essere molto pericolosi per tutti i pedoni, inducendoli a inciampare o cadere e creando anche disagi per tutti i cittadini diversamente abili che sono costretti a spostarsi con la sedia a rotelle, rendendo impossibile per loro una regolare circolazione.

L’illuminazione pubblica, poi, il non plus ultra dell’indifferenza, con lampioni completamente rotti o non funzionanti nelle vie più centrali  e frequentate del paese (più utili i fari delle auto di passaggio). Le stesse lanterne, quando accese, emettono una luce di colore rossastro così fioca da permettere a malapena di vedere la strada sulla quale si sta camminando. Inviterei, perciò, l’amministrazione a concentrarsi sulla riparazione della vergognosa illuminazione già esistente piuttosto che sull’acquisto molto improbabile di futuristici lampioni a LED.

In vista dello sperato turismo balneare, è stata adottata la brillante strategia di rimettere il lungomare alla mercè del degrado, con locali abbandonati e cestini dei rifiuti stracolmi di buste della spazzatura, spesso anche lasciate ai bordi del marciapiede, ma anche aiuole piene di erbacce e feci di animali. Significativa è stata l’impressione che mi ha dato il parco giochi posto nella parte sud del lungomare, che, passando, ho notato pieno di bambini anche molto piccoli che di sera giocavano al buio. E questo è tutto dire.

Per la gioia dei residenti, invece, ci sarebbe da parlare di quella famosa pista ciclabile che ha dominato i dibattiti degli ultimi due anni, nata da un’idea condivisibile, ma poi realizzata senza rispettare i minimi standard di sicurezza e congestionando il traffico nelle ore di punta, con carreggiate ristrette e a volte anche dimezzate. Al giorno d’oggi questa “pista” dal passato travagliato e dal futuro ancora più imprevedibile non viene sottoposta ai più ovvi interventi di manutenzione ordinaria, come ad esempio la verniciatura delle strisce di delimitazione, che si stanno ormai sbiadendo (che sia per l’”imminente smantellamento” a cui si riferiva il sindaco più di un anno fa?).

Sempre sul piano della viabilità punterei la lente d’ingrandimento sulle svariate modifiche nella zona del corso “Cesare Battisti”, diventata ormai una specie di labirinto da cui per uscire bisogna dare sfoggio delle proprie migliori capacità logico-intuitive.

Gli argomenti di cui parlare sarebbero ancora tanti, a partire dall’impianto di separazione di S.Leo fino alla famosa ex BP, ma per oggi non li tratterò, considerandoli già ampiamente discussi.

Comunque, l’impressione è che Siderno, dopo i suoi anni d’oro, stia sempre di più cadendo in basso senza dare segnali di ripresa. E non solo a livello turistico, dove risulta ormai da anni il fanalino di coda della zona, ma anche a livello economico, politico e culturale. Il comune si sta avvicinando lentamente al baratro e si sta diffondendo la consapevolezza anche tra i cittadini di un lento decesso.

“Chi deve morire è già morto”, diceva il grande Euripide,”e- a meno di svolte epocali-un morto non è più niente”.

m.t.c.