“La rassegnazione puo’ essere piu’ criminale della ndrangheta”. Il sostituto procuratore della Repubblica di Locri, Salvatore Cosentino, ha usato questa espressione per mettere a fuoco il problema delle “contraddizioni” della Locride e della Calabria nel corso del convegno organizzato dal movimento politico “Fattore Comune” e tenutosi nella sala consiliare di Siderno sotto il tema “ “La Calabria e come una conchiglia ; sembra vuota ma dentro ci puo’ essere il mare. La Locride non è solo ndrangheta”. L’autorevole magistrato ha sviluppato un interessante intervento particolarmente applaudito dal numeroso pubblico che ha seguito la prima delle due giorni programmate per mettere a fuoco le problematiche del territorio rifacendosi anche, sul piano personale, alla similitudine riportata nel noto film “Benvenuti al Sud”. “ A soli 24 anni – ha detto – sono stato catapultato a Locri e ho pianto pensando di trovare l’ inferno. Quando lascerò questo territorio, per andare via, piangerò per il dispiacere”. Poi la considerazione che “la legalità deve essere considerato come mezzo e non come fine” e che la Locride è certamente “una terra fertile anche di crimini ma non è solo questo”. E una “oasi intellettuale e culturale” e al pari della stessa Regione Calabria “ha risorse materiali e umane incommensurabili”. Purtroppo – ha proseguito Cosentino – la sua bellezza è “struggente inconsapevole e rassegnata”. Da qui la necessità di combattere la malattia della rassegnazione e del – testuale . “cu ta faci fare”, una rassegnazione – ha precisato il magistrato – che puo’ essere piu’ criminale della ndrangheta. Un invito, quello di combattere la rassegnazione ripetuto piu’ volte accomunato alla necessità di far conoscere le cose positive di questa terra perche fuori dalla Calabria veniamo “colpevolmente” ignorati con l’aggravante di pregiudizi che pesano anche su gente attrezzata culturalmente. Il monito finale “ La colpa piu’ grossa è l’assuefazione al peggio. Qui il problema è culturale perché la criminalità si sconfigge anche e soprattutto con il bello, con l’arte e la cultura”. Come ulteriore relatore si è notata la presenza del saggista Giuseppe Romeo il quale si è ampiamente soffermato sulle molteplici disfunzioni che il termine “legalità”, per come attualmente è affrontato, si porta appresso “causando, a volte, anche uno stallo economico e sociale”. Anche Romeo ha ricordato il “bello” che c’è in Calabria ma anche quello che necessariamente deve cambiare per non cadere in stereotipi ormai fortemente abusati. Ha evidenziato che “ i problemi sociali, economici ed educativi sono verità assolute verità che si conoscono ma che si parla sempre delle stesse cose , che ormai tutti conoscono come una malattia, però che pur con prognosi e diagnosi non si vuole combattere e quindi continua a persistere . “ Si organizzano – ha detto Romeo – grandi manifestazioni sulla legalità che alla fine rimangono sterili. Arrivano operazioni con tantissimi arrestati dei quali poi la maggior parte viene scarcerata e a pagare rimangono pochi e magari non i veri colpevoli”, La gente deve avere maggiore fiducia nello Stato , ha detto , per garantire , poi, che ogni cittadino dia il proprio contributo nella lotta verso la legalità “Parlare di legalità significa parlare di sanita, di trasporti e di tutto quello che non viene garantito al cittadino , La locride solo acquistando nuove consapevolezze e rimboccandosi, quindi, le maniche potrà uscire dallo stallo in cui si trova”.

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