C’è un nesso, un filo non necessariamente sottile che lega tra di loro (magari tradendone una origine comune) la mancata nomina (ancora a tutt’oggi) dell’assessore alla Cultura della Regione Calabria, il fatto che lo stand della Calabria all’Expo di Milano sia universalmente riconosciuto come il più brutto ed insignificante della storia dell’esposizione mondiale, e il nome che sempre più insistentemente circola in questi giorni a Siderno a proposito della occupazione dell’incarico di assessore alla Cultura?

È legittimo chiederselo? Certamente sì! Ma più legittimo sarebbe indagare sulle cause e sugli effetti di tutto ciò e cercare di darne una risposta. Le tre circostanze ricordate sopra (assessorato regionale alla cultura, expo e assessorato alla cultura di Siderno) in fin dei conti non sono che la punta di un iceberg grandissimo cresciuto a vista d’occhio negli anni. Che “cultura” si fa in Calabria? Che ruolo le si dà? Chi sono gli operatori ai quali è affidato il compito di “fare” cultura nella nostra regione, nelle provincie e nei comuni? Si badi bene, stiamo parlando della Calabria, di una regione, cioè, che possiede uno dei più alti indici di beni culturali concentrati nell’ambito del suo territorio, della terra che ha dato i natali alla civiltà occidentale.

Sì, il nesso c’è, purtroppo! E sta tutto nel fatto che da oltre 150 anni non riusciamo ad essere coscienti dei grandi tesori che la nostra terra possiede. Li abbiamo abbandonati, trascurati, lasciati depredare, talvolta li citiamo anche, magari gonfiando il petto di sterile orgoglio, ma mai per costruire intorno ad essi un robusto circuito virtuoso che porti il mondo intero alla loro conoscenza, valutazione e fruizione, innescando processi legittimi di benessere culturale, economico ed occupazionale, come del resto avviene in tutto il mondo con molto meno a disposizione.

Se la politica culturale nella nostra regione e nei nostri comuni sarà quella che è stata e continua ad essere non aspettiamoci nulla di più.

VOLO 12/06/15

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