Egr. Direttore,

sembrerebbe che il sole sia tornato a splendere sulla nostra città, per chiosare chi di recente ha usato questa trita espressione. Sembrerebbe per l’appunto, che dopo un periodo oscurantista (il sonno della ragione genera mostri), la comunità sidernese si sia liberata dal pesante fardello dei problemi e, allegra, pedali o marci verso nuovi orizzonti. E abbiamo infatti la nuova pista ciclabile ed il nuovo gruppo di marciatori che, incurante di tutto, se ne va in giro per le strade della Locride.

Il desiderio di rinascita è quindi tangibile, anche dopo i disastri dell’alluvione che ci ha messo definitivamente in ginocchio.

Io però questo bel sole, che irrora di luce il nostri giorni, non lo vedo. A me sembra un sole malaticcio, velato dalle nebbie dello scirocco, vento che ci ricorda la nostra condizione umana di meridionali. Sì, perché sembra che noi calabresi ci si metta di impegno a far male le cose.

Era necessario che lo dicesse Tansi, sollecitando addirittura la Procura della Repubblica (la rigenerazione della società deve passare sempre per via giudiziaria?) che prima di bandire un concorso per il rifacimento del lungomare, bisogna pensare alle opere di protezione della costa?

Era necessario sventrare il paese per realizzare una pista ciclabile dall’approssimativo percorso e probabilmente di dubbia utilità?

E, infine, marciare allegramente in nome di un salutismo imperante, autorizza a non rispettare le norme della circolazione stradale, invadendo ad es. interamente la carreggiata ed impedendo quasi con arroganza a questi retrogradi di automobilisti di passare?

Io allo scirocco preferisco la tramontana, vento freddo, è vero, ma terso. Spazza via le nubi e le velature del cielo. E ragiono come la tramontana. A me le cose piacciono senza compromessi, nel rispetto delle regole, non tollero ad es. che  si possa bandire un concorso per il nuovo lungomare senza aver pensato, come anche un bambino farebbe, che prima bisogna proteggere la costa. Non capisco la scelta della pista ciclabile, realizzata in maniera sbagliata “per non perdere un finanziamento”, così mi è stato detto. Sarebbe stato molto più coraggioso a tal proposito perderlo questo finanziamento, piuttosto che aprire come un cocomero la mia città.  Ma del resto queste scelte sono al passo coi tempi, al passo dei marciatori che allegramente girano sempre più numerosi.

Mi si dirà che sono retrogrado, che non capisco; e forse è vero, io, a differenza di tanti, non sono al passo coi tempi. Dico cose scomode e quindi non sono buonista, non marcio e quindi non sono salutista, mangio carne rossa e a volte, addirittura fumo il sigaro, non sono in una parola adeguato al nuovo mondo. Una cosa però nel mio piccolo mondo antico ho ben chiaro: non sacrifico il rispetto delle regole al modernismo e buonismo imperante, perché sò, me lo hanno insegnato a scuola guarda caso, che nelle regole vi è la garanzia per la mia libertà.

Giuseppe Caruso

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