R. e P.
Si porta a conoscenza che, nell’ambito di un programma più ampio riguardante l’Educazione Stradale, progetto che sta a cuore ai Commissari Prefettizi, al Comandante di Polizia Municipale e a tutti i Cittadini e non soltanto di Siderno, ad iniziare da giorno 25 p.v. partirà la prima fase che vedrà coinvolte, con una scaletta concordata con i Dirigenti Scolastici dei plessi “Pascoli – Alvaro” e “M. Bello – G. Pedullà – Agnana” i ragazzi frequentanti le IV e V classi della scuola elementare e quelli iscritti alle tre classi delle scuole medie.
Il corso, dal nome “IMMETTIAMOCI SULLA BUONA STRADA”, tenuto dal Sig. Tripodi Carmelo, ex dipendente del Ministero Infrastrutture e Trasporti con le funzioni di Direttore Tecnico, prevede più lezioni in aula, tramite proiezioni di filmati e presentazioni multimediali. È un vero e proprio percorso di educazione stradale con al termine delle lezioni in aula la messa in opera di una “rappresentazione teatrale” con attori protagonisti gli stessi ragazzi.
Allego alla presente una più ampia presentazione del progetto stesso.
PRESENTAZIONE PROGETTO DI INFORMAZIONE E PROGRAMMAZIONE SUI TEMI DELLA SICUREZZA ED EDUCAZIONE STRADALE
DI CARMELO TRIPODI
(EX FUNZIONARIO MINISTERO DEI TRASPORTI)
Una delle azioni più importanti nel settore della sicurezza stradale è far si che l’uso dei dispositivi di sicurezza divenga quanto prima generalizzato su tutto il territorio nazionale. Questa azione è stata già da tempo considerata prioritaria dal piano della sicurezza stradale che ad essa ha dedicato ampio spazio, sia in relazione alle necessarie rilevazioni periodiche sia ai fini dell’educazione-informazione degli utenti, ma non ancora sufficiente. L’uso dei dispositivi di sicurezza non evita gli incidenti stradali: per limitare questi eventi è necessario che gli utenti della strada percepiscano maggiormente i rischi ad essa connessi e la necessità di attenersi alle regole. Tuttavia, in ogni paese, all’uso del casco e delle cinture di sicurezza appare associata una consistente riduzione, pari a circa il 50% dei traumi e della loro gravità; non si tratta in questo caso, quindi, di evitare gli incidenti, quanto di ridurre il più possibile le loro conseguenze sanitarie. Ecco perché conoscere meglio e più prontamente, i livelli d’uso di questi dispositivi è importante nella gestione di un problema complesso quale è la sicurezza stradale, dove l’armonizzazione di azioni diverse, siano esse di tipo preventivo, repressivo o di comunicazione, risulta essenziale. I dati, di qualche anno fa, riferiti all’uso delle cinture di sicurezza e del casco rappresentano la risposta, data a livello nazionale, di un sistema di monitoraggio, nato non solo dalla sinergia tra Ministero dei Trasporti e Istituto Superiore di Sanità ma anche dalla partecipazione attiva di un grandissimo numero di operatori, sanitari e non, di tutto il paese, ai quali va un doveroso ringraziamento. La situazione è certo migliorata rispetto a quella osservata all’inizio degli anni 2000, tuttavia, essa è ancora lontana dai livelli d’uso che si vorrebbero, come pure appare assai diversificata nelle diverse regioni del territorio nazionale. E’auspicabile che quanto constatato fin ora sia oggetto di attenta riflessione da parte del pubblico, degli amministratori e dei media, anche al fine di indurre coloro che ancora sottovalutano l’utilità dei dispositivi di sicurezza a farne un uso sempre più ampio e continuo. Auspico inoltre che la sensibilità degli utenti, su queste importanti tematiche, possa ulteriormente migliorare con la conseguente riduzione del quadro della mortalità e della gravità dei traumi stradali, riduzione garantita dalla ricerca scientifica e non già da generiche speranze. Desidero infine sollecitare i responsabili delle amministrazioni comunali, provinciali, regionali e genitori ad impegnarsi sempre più affinché l’iniziativa “Immettiamoci sulla buona strada” possa prendere corpo in tutte le scuole di ogni ordine e grado fornendo la giusta consapevolezza dei rischi legati alla circolazione stradale.
INTRODUZIONE
La sicurezza stradale è da qualche tempo oggetto di particolare attenzione da parte dei governi di tutto il mondo in quanto il suo stato appare insoddisfacente, sia per quel che è dato attualmente rilevare, sia per quel che riguarda proiezioni future (nel tempo che possono essere prodotte). Nei fatti, ai livelli attuali i costi sociosanitari degli incidenti stradali appaiono eccessivi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che ogni anno muoiono nel mondo 1.350.000 persone. L’Istituto Superiore di Sanità stima che oltre a questi decessi circa 3.500.000 restino gravemente invalide e ben 28.000.000 debbono essere ricoverati. Per il nostro paese queste stime sono pari a circa 6.500 morti, 16.000 invalidi gravi, 140.000 ricoveri e più di un milione di accessi al pronto soccorso all’anno. Non a caso quindi, già nel 2007 l’ONU ha organizzato la “Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale”, invitando i governi ad operare per un contrasto organico e sostanziale di questo fenomeno. Ancor prima (1999) l’Unione Europea aveva proposto ai paesi ad essa aderenti un obiettivo di riduzione della mortalità per incidenti stradali del 50% da raggiungersi entro il 2010. Tutti i paesi risposero allora positivamente; e anche quelli che entrarono successivamente a far parte dell’Unione si impegnarono per il raggiungimento di questo obiettivo. Da allora molto è stato fatto, ma molto resta da fare. Tra i diversi provvedimenti presi in considerazione dall’U.E., quali il contrasto o il divieto alla guida in stato di ebbrezza o sotto l’influenza di sostanze psicotrope, la messa in sicurezza delle strade, la riduzione della velocità media, una spicca per la sua efficacia e la sua semplicità: l’uso generalizzato del casco e della cintura di sicurezza. La ricerca scientifica in particolare quella epidemiologica ha infatti dimostrato che l’utilizzo di tali dispositivi dimezza in media, nel malaugurato caso di incidente, la probabilità di morte e la gravità delle lesioni riportate. Anche se l’uso di questi dispositivi è stato reso obbligatorio da tempo, nei fatti, l’utilizzo che se ne fa è ben lungi dall’essere generalizzato su tutto il territorio nazionale e questo avviene in Italia come pure in altri paesi. E’ bene quindi fare delle rilevazioni su strada ma è della stessa importanza far capire agli utenti della strada i comportamenti da tenere alla guida di un veicolo e quali sono le risultanze nel caso in cui vengono osservate le regole sulla sicurezza stradale, conoscenza del codice della strada, norme e regolamenti. L’iniziativa che si intraprende volge a dare le più ampie informazioni principalmente agli utenti più giovani in quanto non consapevoli dei rischi legati alla circolazione stradale e sulla vera verità sulle vittime della strada che ogni giorno diventa sempre più una tragedia inaccettabile. Proviamo a fermarla. Le grandi e piccole cose del mondo che ci circonda possono cambiare se noi cambiamo il nostro modo di pensare. Così è anche per la sicurezza stradale che deriva sicuramente dall’importanza dell’educazione stradale.
Sono Carmelo Tripodi ex funzionario della M.C.T.C., sapete di che cosa parleremo oggi (questa mattina), parleremo di educazione stradale. Non sono un professore, non sono un agente di polizia, sono un papà.
Un papà che si interessa di sicurezza stradale e che con la collaborazione delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, si prodiga a fare educazione stradale nelle scuole della sua provincia perché nell’ultimo decennio ha realizzato che in Italia è scomparsa una città delle dimensioni di Pavia, Asti, Grosseto, Caserta, Como, Varese, Treviso, Lucca, Lecce; vale a dire una città di ottantamila – centomila persone. Non si contano più le telefonate ricevute dai genitori per figli che hanno subìto incidenti gravi o deceduti sulla strada, non si contano più i dolenti, non si contano più i necrologi. Per evitare o ridurre ciò, è necessario un farmaco prezioso che è la cultura dell’educazione stradale e della sicurezza che ancora si scontra con un ciarlare comune molto diffuso, in mano a troppi stregoni che smerciano beveroni come antidoti, lontani persino da quell’acqua e crusca che si da agli animali.
La guida di un veicolo è un compito molto complesso, basato sull’interazione di tre elementi principali: uomo – ambiente –veicolo (UAV). La sicurezza di guida si realizza quando questa interazione si mantiene entro limiti di bilanciamento, determinati in gran parte momento per momento, da opportune azioni – reazioni del conducente. Un elemento che gioca in maniera decisa nel far si che il sistema UAV non vada fuori controllo è certamente la corretta percezione dei possibili rischi da parte di
chi sta guidando in quanto evita molti guai. Tuttavia (Infatti), nella gran parte delle situazioni l’abbondare in prudenza tende a far meno danni della troppa audacia o, peggio, dell’incoscienza. Banalizzando è meglio controllare per tre volte se è spento il gas, che non controllarlo affatto.
La sicurezza stradale è materia complessa che richiede attenzione, cautela e l’utilizzo di strumenti diversi provenienti da tante discipline. Al di là di ogni cultura e preparazione, si deve tenere presente di alcune essenziali componenti: riflessi, velocità 1; velocità 2; distanza sicurezza e spazio di frenata.
1) I riflessi
Una grande fiducia nella rapidità dei propri riflessi è alla base di molte tragedie, in particolare dei giovani. Questa fiducia porta a sottovalutare la complessità del sistema UAV. Molte volte, poi, il credere di avere riflessi rapidi è basato su esperienze che non colgono, se non in minima parte, le capacità che debbono essere messe in gioco sulla strada.
2)Velocità 1
In genere il cervello valuta linearmente il rischio legato alla velocità: se a tot. Km/h c’è u n rischio, raddoppiando la velocità sembra che il rischio raddoppi. Ora può piacere o non piacere , ma la fisica ci insegna che l’energia di movimento si sviluppa proporzionalmente al quadrato della velocità. Questo significa che se viaggiamo a 20 Km/h abbiamo addosso 400 punti di tale energia; se raddoppiamo la velocità questa energia non raddoppia ma quadruplica: a 40 Km/h i nostri punti energia saranno infatti 1600. Per evitare una probabile collisione, dobbiamo scaricare l’energia accumulata, e lo facciamo frenando,trasformando l’energia cinetica in calore che viene dissipato dall’impianto frenante del veicolo e trasferito, grazie all’attrito, dai pneumatici alla strada. Se non riusciamo a fermarci prima della collisione, l’energia che resta si “scarica” sulle strutture del veicolo e su di noi, provocandoci dei traumi.
3)Velocità 2
Il rischio percepito viene talora influenzato dalle unità di misura usate. Esprimere la velocità in Km/h può essere utile per stabilire la durata di un viaggio, non già per dare una percezione adeguata del rischio. Certo se qualcuno va a 200Km/h non ci sono esitazioni nella valutazione, ossia il comune senso della percezione implica, in tale situazione, una sicura coscienza e quindi un riconoscimento dello stato di “ forte velocità”.Ma i tempi cambiano, qualche anno fa, ad esempio, si cantava una canzonetta che, per mostrare la spericolatezza del giovanotto che correva dalla sua ragazza, recitava “andavo a cento all’ora….. Oggi, forse, il testo andrebbe modificato, almeno portando la velocità a 180Km/h. Quello che invece può far riflettere e percepire maggiormente lo stato delle cose è, a mio avviso, usare i metri al secondo(m/s) e cioè utilizzare una diversa unità di misura per esprimere la velocità istantanea, comunicando di fatto la stessa cosa. Tecnicamente,se si ha una velocità espressa in Km/h, la stessa espressa in m/s la si ottiene moltiplicando la prima per il fattore di ragguaglio pari a 0,28. Dunque un tranquillo signore che viaggia a 80Km/h, è nel pieno rispetto dei limiti imposti dal codice della strada, sta procedendo a 22 m/s. In città immaginando di guidare a 30Km/h, stiamo facendo più di 8 metri al secondo. Se calcoliamo, per curiosità, a quanti metri al secondo procede un veicolo che va a 200Km/h otteniamo 56m/s. Forse sarebbe utile mettere sul tachimetro delle auto, accanto alla scala dei Km/h anche quella dei metri al secondo,ciò potrebbe avere un forte impatto psicologico sulla percezione del rischio da parte del guidatore.
4)Velocità
Una diffusa confusione che esiste è quella fra “velocità massima”(limite di velocità) e “velocità pericolosa”. La velocità massima è un limite insuperabile al di sotto del quale l’utente deve scegliere la velocità da mantenere in base alle condizioni generali: luminosità, manto stradale, traffico,visibilità, presenza di bambini, ecc………..Quindi, una velocità pericolosa non è una velocità superiore a quella massima, come è nella percezione di molti, bensì una velocità al di sotto della massima permessa, non consona a quelle ragionevoli condizioni di sicurezza cui l’utente è tenuto a contribuire. Andare a 40Km/h in città può essere corretto in alcuni tratti; ma non di fronte ad una scuola o in prossimità di incroci o di strisce pedonali; questa velocità infatti può soltanto testimoniare l’incoscienza del conducente. Applicando quanto detto in precedenza, a 40Km/h stiamo viaggiando quasi a 10m/s, velocità assolutamente troppo elevata nella circostanza ipotizzata. Da ricordare che gli spazi di frenata sono anche essi proporzionali al quadrato della velocità e pertanto a 10m/s, cioè “solo” 40Km/h, sono necessari mediamente 16 metri per consentire l’arresto del veicolo,altrimenti si entra in collisione.
5)Distanza di sicurezza e spazio di frenata.
“Tanto poi freno, io ho i riflessi molto rapidi…..” dichiarazioni di questo genere sono tipiche di chi non ha ben chiaro il rischio che si corre nel non mantenere un’adeguata distanza di sicurezza, fatto che in condizioni di emergenza riduce il tempo a nostra disposizione per evitare l’incidente. Quanto questo sia vitale per la nostra sicurezza dovrebbe essere ben chiaro alla luce di quello che si è discusso in precedenza.
Lo spazio effettivo di frenata, peraltro, oltre a dipendere dalla velocità del veicolo, dipende anche dalle condizioni del manto stradale (tipologia dello stesso, stato di manutenzione,se asciutto o bagnato, sua temperatura, ecc…), dallo stato e dalla pressione dei pneumatici, dalle caratteristiche e stato del sistema frenante del veicolo, ecc………. In termini indicativi, lo spazio di frenata netto è pari mediamente a V²/100metri, esprimendo la velocità (v) in Km/h e può velocemente essere valutato, sempre in metri, elevando al quadrato la cifra delle decine (o centinaia di decine) della velocità: a 50 Km/h si hanno quindi 5×5=25 metri. A 90Km/h risulta 9×9=81metri. A 100 Km/h sarà 10×10= 100metri. A 130Km/h avremo 13×13=169metrI