Aristide Bava

SIDERNO – Il turismo enogastronomico è divenuto negli ultimi anni molto importante per lo sviluppo dei territori che possono vantare positive esperienze locali in questo delicato settore. Il legame fra enogastronomia, turismo (e cultura), d’altra parte da tempo è stato rimarcato dalla stessa Organizzazione Mondiale del Turismo che ha ben specificato che questo tipo di pratica turistica consente al ”viaggiatore” di entrare in contatto con la cultura del luogo che l’interessato visita in maniera più attiva e coinvolgente proprio grazie alla singolarità e al piacere del cibo. Non a caso, oggi, appare del tutto evidente che questo aspetto sia diventato uno dei più “dinamici” nel settore turistico grazie anche ai molteplici studi di mercato che hanno evidenziato la sua rilevanza.

E, non è un caso, se anche il Gruppo Borghinfiore negli ultimi due anni tra i premi che vengono assegnati ai borghi opportunamente selezionati ha inserito anche il “Premio Gustoinfiore” che accomuna un insieme di tradizioni, di cultura, di storia ma anche di Gastronomia. In questa ottica, quest’anno, accanto al tradizionale premio “Borghinfiore” andato al Comune di S. Agata del Bianco, al premio Arecheoinfiore andato a Precacore contrada di Samo, e al premio Sole d’argento assegnato al compianto scultore sidernese Giuseppe Correale, è stato assegnato anche il Premio Gustoinfiore per il quale il gruppo di esperti che si occupa dei premi ha scelto il piccolo comune di Ciminà. Una scelta ben motivata che parte dalla produzione di un famoso “Caciocavallo” che è stato e continua ad essere una risorsa molto importante per la crescita economica e sociale del piccolo paese. D’altra parte Cimina – cosa ben evidenziata dal gruppo Borghinfiore- è uno dei paesi più importanti della Locride proprio grazie alla sua economia agropastorale. Il caciocavallo è certamente una delle perle gastronomiche della Calabria ed è conosciuto in tutto il mondo. Viene, quindi considerato, per Ciminà, un piccolo grande tesoro che fa della tradizione un vanto e una prelibatezza. E’ questo, infatti, un prodotto che si produce a Ciminà da molte generazioni ed è considerato un formaggio unico nel suo sapore che trova la sua essenza principale soprattutto per il clima e i pascoli del paese in altri tempi definito “una finestra aperta sulla natura” da dove si ammirano grandi alberi di olivo, querce secolari, prati mozzafiato e una natura selvaggia. Il borgo è situato – ha spiegato il gruppo Borghinfiore- in un alto colle che si affaccia sullo jonio ed è chiamato “il balcone della locride”; alle sue spalle su un alto cocuzzolo montuoso, si scorgono le cime “tre pizzi” molto note per la loro forma visibile da più località. La vena gastronomico e turistica di Ciminà è confermata dalla “Sagra del caciocavallo” che ormai si svolge nel paese dal 2003 e per la sua tipicità è considerata una delle più importanti manifestazioni gastronomiche del territorio della Locride. E gastronomia a parte Ciminà ha anche un suo pizzico di storia antica. Le sue origini risalgono all’epoca romana. Il nome del borgo deriva dal latino “Ciminia”, in riferimento al nome latino di persona “Cimin”. Nel Medioevo, Ciminà fu feudo di diverse famiglie nobili, tra cui i Ruffo di Calabria e i Carafa e il borgo conserva ancora oggi, intatto, un suo antico fascino, con le sue case in pietra e i suoi vicoli stretti e tortuosi. Cuore pulsante del borgo è la Piazza del Municipio, dove si affacciano alcuni edifici di pregio, tra cui il Palazzo Comunale, risalente al XIV secolo, e la Chiesa di San Nicola di Bari, edificata nel XII secolo che si accomunano ad un Castello, risalente al XIV secolo.

Nelle foto – Il sindaco di Ciminà Giovanni Mangiameli riceve il Premio Gustoinfiore dalla presidente ff, del Sidus club, Maria Caterina Aiello

Il caciocavallo di Ciminà

Le suggestive cime “Tre pizzi”