– “Cosa resterà di questi anni ‘80”, cantava Raf. Oggi, i sidernesi si chiedono cosa sia rimasto delle inchieste giudiziarie condotte dalla DdA negli anni’10 del XXI secolo, quando buona parte del ceto politico cittadino di centrodestra  conobbe le accuse di appartenenza o contiguità alla ‘ndrangheta, la custodia cautelare in carcere e i processi.

In principio fu “Recupero – Bene Comune” del dicembre 2010. Intesa come la naturale prosecuzione della maxi inchiesta denominata “Crimine” che colpì per la prima volta, oltre ai soliti boss e gregari, anche esponenti del mondo politico. E fu un inizio col botto, perché a finire in manette fu nientemeno che il sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni, che aveva manifestato velleità di elezione in
consiglio regionale. Il primo amministratore comunale sidernese a finire in manette e il primo (e unico) a essere condannato in via definitiva.

E mentre non si era ancora spenta l’eco della prima maxi operazione, dalle stesse intercettazioni captate nella lavanderia gestita dal boss Giuseppe Commisso ’47 detto “il mastro” venne fuori una ricostruzione desolante delle dinamiche politiche cittadine che, secondo gli inquirenti, sarebbero state condizionate da una vera e propria finzione architettata proprio dai capibastone: il “mastro” e i suoi avrebbero
“scaricato” il sindaco Figliomeni perché ritenuto troppo “indipendente” rispetto ai loro desiderata per puntare tutto sul suo successore Riccardo Ritorto e sul consigliere regionale Cosimo Cherubino, candidato al consiglio regionale.

È l’operazione “Falsa Politica”, scattata nel maggio del 2012, che portò in carcere, tra gli altri, proprio il consigliere regionale di estrazione socialista Cherubino (assolto ieri), l’ex assessore all’Ambiente della Giunta Figliomeni Antonio Commisso (assolto in primo grado a marzo 2015), l’ex consigliere comunale di maggioranza Domenico Commisso (assolto ieri), e l’ex consigliere di maggioranza dell’amministrazione Figliomeni Giuseppe Tavernese (assolto in appello a giugno 2021).

Dopo “Falsa Politica” arrivò la successiva operazione “Morsa sugli appalti pubblici” che portò alla custodia cautelare in carcere e al successivo processo il medico Antonio Macrì, ex presidente del consiglio comunale di Siderno. Per lui l’assoluzione arrivò in Appello nel 2016. In un filone unificato alla stessa operazione, venne processato a piede libero l’altro medico Riccardo Ritorto, sindaco di Siderno dal maggio 2011 al giugno 2012. Per lui l’assoluzione giunse nel 2019 in Appello, ma il consiglio comunale eletto insieme a lui venne sciolto per infiltrazioni mafiose, così come quello eletto nel 2015, con al vertice l’allora sindaco Pietro Fuda, recentemente rinviato a giudizio per 416-ter.

Il bilancio finale è di un solo condannato e di sei assolti, di cui uno (Antonio Commisso) in primo grado.
Un pezzo importante di quella classe politica di centrodestra che ha governato Siderno dal 2001 al 2012. E che in larga parte è scomparsa dalla scena politica.

Non perché bocciata dalla volontà contraria degli elettori ma perché colpita da una serie di gravi accuse che quasi mai hanno retto il vaglio processuale.

Gianluca Albanese – lentelocale.it