Tommaso Costa (foto) , ritenuto un elemento di spicco dell’omonima famiglia di ’ndrangheta di Siderno, è stato assolto dalla pesante accusa di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di Vincenzo Figliomeni, alias “brigante”, ucciso il 10 novembre del 1988 nell’ambito della cruenta faida tra i Costa e i Commisso per il predominio nella città di Siderno.
Lo ha deciso la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, (presidente Roberto Lucisano, giudice togato Giuliana Campagna), che ha accolto le argomentazioni esposte dall’avv. Sandro Furfaro, che nel corso della discussione ha evidenziato l’inconcludenza e ma mancanza di riscontri alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giuseppe Costa, difeso dall’avv. Foresta.
L’avvocato Furfaro ha chiesto l’assoluzione per Tommaso Costa, in riforma dalla sentenza di primo grado, dove il 63enne era stato condannato a 30 anni di reclusione dal gup distrettuale reggino in sede di giudizio abbreviato.
All’esito del giudizio di secondo grado è stato riconosciuto uno sconto di pena per Giuseppe Costa (cl 49), collaboratore di giustizia dal 2012, che nel processo risponde solo del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Il delitto Figliomeni, secondo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia, avrebbe spostato gli equilibri della guerra di ’ndrangheta in corso a Siderno in favore della famiglia “Commisso”, perché i componenti del gruppo denominato “Rumbo-Figliomeni-Galea”, si sarebbero poi schierati contro la famiglia “Costa”.
Rocco Muscari gazzetta del Sud