Aristide Bava

SIDERNO – E’ stato ospite della Locride, in questi giorni, Michelino De Laurentiis, “eccellenza” dell’oncologia, direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare del “Pascale” di Napoli e certamente oncologo tra i più prestigiosi a livello nazionale e internazionale. De Laurentiis, tra l’altro, ha coordinato la ricerca di rilievo internazionale, sul tumore della mammella che, per la prima volta al mondo,considera la combinazione di due biomarcatori in grado di dare risposte in brevissimo tempo sull’effetto delle cure sulle pazienti. E’ stato naturale intervistarlo sulla problematica dei tumori che, purtroppo, ancora oggi rappresentano un male molto diffuso in tutto il mondo.

Qual’è oggi la situazione nel nostro Paese?

“In Italia , come in tutto il momdo occidentale – dice il prof. Michelino De Laurentiis – le patologie oncologiche rappresentano il maggior problema sociosanitario.  Ma diciamo subito che sono stati fatti e si stanno facendo dei grandi progressi. Parlando per esempio di Tumore alla mammella che il settore di cui io mi occupo prevalentemente, posso affermare che per il nostro Paese le conquiste raggiunte possano considerasi un vanto. In Italia le percentuali di guarigione di questo tipo di tumore sono le più alte del mondo occidentale: siamo all’87/90 %, percentuale che riguarda tutte le nuove diagnosi del tumore alla mammella. Si può, dunque, affermare che l’assistenza oncologica è decisamente all’avanguardia”.

Da quando è iniziato questo fenomeno positivo ?

” Il grande salto in avanti è stato fatto dagli anni 90 con l’inizio di un processo elevato e l’introduzione di nuovi prodotti che hanno consentito un bersaglio molecolare specifico. Una realtà che non si è verificata solo in Italia ma anche negli Stati uniti d’ America e in molti altri Paesi occidentali. Già allora si è cominciato a capire che i tumori che prima venivano trattati come entità uniche erano, in effetti, diversificati. Lo stesso tumore alla mammella era trattato come unica malattia, adesso sappiamo che non è così e quindi sono necessarie strategie operative diverse. Quindi abbiamo sviluppato queste strategie con dei nuovi farmaci e nuovi concetti di sviluppo terapeutico. Si è passato alle terapie dei bersagli molecolari; abbiamo studiato come funzionano le cellule del tumore, quali sono i punti deboli e quali i punti di forza di queste cellule e li abbiamo considerati dei bersagli molecolari contro i quali sviluppare degli interventi precisi che vanno a rimodulare l’attività. In genere la inibiscono. Questo è stato un grande passo in avanti a cavallo del secolo. Poi, in questo nuovo secolo, l’altro passo in avanti è stata l’immunoterapia. Abbiamo imparato ad armare il sistema immunitario contro il tumore perchè in genere i tumori si nascondono al sistema immunitario e lo inibiscono per evitare che il sistema immunitario attacchi le cellule tumorali. Noi adesso abbiamo farmaci che scatenano l’attività del sistema immunitario contro i tumori. In alcuni casi il melanoma, che prima era una bestia nera, adesso ha elevate speranze di guarigione grazie all’immunoterapia. Questo sistema funziona molto bene con i tumori del polmone, con i tumori del rene e recentemente anche contro il tumore della mammella che erano considerati più resistenti all’immunoterapia. Sono stati fatti, dunque, grandi passi in avanti. Adesso abbiamo il terzo capitolo, quello dell’oncologia di precisione. Noi stiamo cercando di capire le caratteristiche del tumore con indicazioni che ci indichino se quel tumore è sensibile e non resistente a determinate terapie in modo da personalizzare la stessa terapia. Ad esempio confrontando dei geni ed usando farmaci appropriati. Il panorama è variegato ma penso che oggi con queste tre branche della terapia , ovvero bersagli molecolari, oncologia di precisione e immunoterapia si possa già fare molto. E le relative evoluzioni che ci aspettano nei prossimi anni risolveranno, non dico tutti i casi ma certamente un numero sempre più crescente. A mio avviso per molti di essi raggiungeremo la risoluzione definitiva dei problemi in una diecina di anni”.

Sino a poco tempo addietro, soprattutto nelle donne pesava parecchio anche l’aspetto psicologico, c’era quasi una ritrosia a denunciare la malattia e spesso si rifiutavano anche le cure per vergogna o per paura. Adesso la situazione è cambiata ?

“Innanzitutto adesso la malattia è accettata. Prima la parola tumore o peggio ancora cancro non si potevano nominare. Adesso se ne parla più apertamente. Posso dire che l’aspetto psicologico può anche avere un impatto sull’esito delle terapie e si ritiene che la depressione possa anche essere un fatto negativo. In uno studio che abbiamo fatto al “Pascale” di Napoli è stato dimostrato che le donne sottoposte a specifico trattamento per ridurre lo stress sembravano avere degli indici positivi rispetto a chi non l’aveva fatto. Ma che questo si traduca effettivamente in vantaggio sulla cura dei tumori non possiamo affermarlo”.

In conclusione, si può guardare al futuro con qualche speranza in più ?

” Certamente si; c’è un grande impegno a livello internazionale per cercare di sconfiggere definitivamente questa grave malattia e gli sforzi che già sono stati fatti hanno dato grossi risultati positivi. La ricerca può e deve continuare e sono convinto che riusciremo ad avere nuovi risultati positivi che ci consentiranno di dare ulteriore risposte, forse definitive, contro questa grave malattia”.

nella foto Michelino De Laurentiis