R. e P.

Presidente  Consiglio Superiore della Magistratura.

 

                 Camera Penale  Roma.                      

                 Camera penale Locri .      

                 Garante per la giustizia penale  Europea.

                 Consiglio   Nazionale  Ordine  avvocati  Roma.                                 

 

Giudici   che s’ innalzano   al di sopra  di Dio.

Il più famoso filosofo del novecento, Karl Popper, sosteneva che il giudice, nel compiere il percorso deduttivo parte dalla conclusione e poi ne crea le premesse.

A leggere talune sentenze assale solo  sgomento e tristezza;  non è una lotta alla  corporazione ,  la generalizzazione è nemica della verità; si rinvengono anche pregevoli decisioni in diritto con mirate incursioni metagiuridiche, od è nota la giornata lavorativa di magistrati che possa superare, spesso, le dodici ore giornaliere, causa questa di sviste paradossali assieme a vuoti di discipline etero giuridiche “.

Il punto più dolente  dello spettro decisorio lo si riviene  nelle misure reali,   in quelle alternative, più che altrove ,  ha dell’incredibile, sembra si conduca una sorta di guerra santa contro l’etnia meridionale dove non hanno valore logica, scienza universale, comune sentire  ed il principio stesso della personalità della pena.

A tanto si aggiunga il dato giuridicamente più triste  il rovesciamento dell’ovvio, ovvero di ciò che costituisce la più semplice , banale, universalmente accettata  spiegazione del fatto; ancora  Il conformismo liturgico,  di grado in grado, che non aiuta né la giustizia né l’ordine sociale.

Dicevamo del senso di onnipotenza che nasce solo da arroganza culturale.

Se Dio resuscita Lazzaro dopo quattro giorni ,  nel nostro caso i decidenti , rinnegando tre perizie psichiatriche, di anni prima “ di cui  due di ufficio “ riescono a leggere quel periodo e il tempo sostenendo che  il periziando, allora, fosse integro d’intelletto. Ovvero contestualizzano oltre la scienza e l’impossibile.

E’ indifferenza al rispetto dei valori di base   quella che conduce a sequestrare la pensione di un bambino  tetraplegico,  segnato nell’intelletto e menomato nell’intero corpicino e nel sangue,  dolori immani, strazianti, ,trasporti continui   in ospedale con le braccine divenute colabrodo dalle trasfusioni. Mai un giorno sereno, mai un gioco, mai uno spiraglio di sole. A questi hanno strappato le cure del futuro. Denaro proveniente alla famiglia da incidenti colposi mortali, ovvero da altro dolore e dal sangue. I redditi della madre lavoratrice cancellati benchè provati per tabulas dalle certificazioni degli  istituti statali. Lavoratrice  ed infermiera del suo bambino I GIUDICANTI  non le hanno potuto  strappare  solo le lacrime perché  consumate  negli anni.

Alle  prove certificatorie di enti pubblici si sono sostituite congetture; il tempo lo si è fatto scorrere come la spola di un vecchio telaio; e prove oggettive, materiali concrete, dimenticate nascoste ed imbalsamate nelle formule di rito  assunte, di volta in volta per dire tanto senza dire niente.

Ed ancora   risposte motive  che riguardano  tutto tranne il chiesto difensivo.

In altro giudizio venale omissioni, travisamento degli scritti difensivi, voragini decisorie, salti di passaggi probatori,  somme legittime coprenti  tante  volte il bene confiscato, stralciate disegnando una  vecchietta  che dilapida fortune  per le spese quotidiane, pur vivendo in un tugurio completamente inabile. Così i conti tornano nel loro ” bilanciamento” di denari in entrata ed uscita.

Deviate discipline scientifiche con paralogismi inusitati e privazioni di modelli concettuali.  Travisare il bis in idem personale con quello reale ,invocato. Non rispondere ad alcuno dei sette motivi di censura sollevati, grafati, ribaditi, e non vederli.

La lingua italiana perde ogni valore denotativo ed umanizzante, così come l’ovvio più banale viene accantonato; la scienza universale calpestata.

Il terzo ed altro vulnus della giurisprudenza di merito e di legittimità riguarda ancora una volta le premesse, che dovrebbero  sostenere la conclusione.  e le varie decisioni di sentenze ed ordinanze, e decreti, a fronte di situazioni completamente omologhe che danno luogo a decisioni diverse. Così il concorso di gravissime patologie; le precedenti valutazioni compiute da consulenti degli stessi giudici; la libertà decennale inattingibile da qualunque ombra; i verbali di polizia stravolti nelle letture delle forme verbali; l’indicibile svilimento della persona umana,” vecchio negli anni ed  ancor più in un corpo martoriato  dai mali agli organi primari.

Niente ha oramai valore nella saga di riempire le carceri senza necessità retributiva o di tutela sociale;  altro che perizia psicologica; bisogna ricostruire la cultura di base di noi tutti; quella giuridica da sola  non basta.

E’ necessario che le  aperture ermeneutiche  che si leggono nei giudizi di esecuzione, comunque ancora rare,  vengano confermate ; il sistema offre gli strumenti riparativi, bisogna volerli applicare limitando  i danni in omaggio all’intera cultura giuridica che è la stessa  scienza del giusto.

Non vi è intenzione, e sarebbe aberrante ogni tentativo di destituire di credibilità la magistratura, ma   rimanere sordi alle grida di dolore che giungono dagl’ indifesi tra gl’ indifesi sarebbe un  abominio impensabile; forse il sistema giuridico italiano, che offre numerosi strumenti di sanatoria, potrà evitare , ultima soluzione, il ricorso diretto contro i fautori di decisioni che storpiano ogni elementare ragione.

 

Siderno, lì 30.04. 2024.                                 Avv. Armando Gerace.