Ci sarebbe continuità tra la “Siderno Group” e le cosche coinvolte nell’operazione “Recupero – Bene Comune” ed è per questo che il procuratore generale Santo Melidona, ha chiesto, come scrive sul sito internet www.zoomsud.it la collega Simona Musco, la conferma delle pene inflitte in primo grado a Locri per circa 250 anni a boss e gregari della cosca Commisso. Solo qualche riduzione di pena per reati ormai prescritti e qualche assoluzione in più. Insomma, la conferma dell’impianto accusatorio che aveva portato a maggio del 2014 il sostituto procuratore Antonio De Bernardo a invocare sei secoli di carcere per boss e gregari. Melidona ha quindi chiesto conferma della pena all’ex sindaco Figliomeni condannato a 12 anni in primo grado. Scende, invece, di un anno, rispetto alla condanna inflitta a Locri, la richiesta per Riccardo “Frank” Rumbo, condannato a 17 anni ma per il quale è stata chiesta una pena di 16 anni, essendosi prescritto il reato di intestazione fittizia dell’azienda Euroceramiche, prescrizione che riguarda anche, tra gli altri, la moglie Maria Figliomeni, che in primo grado era stata condannata a un anno e sei mesi, così come Giuseppe Figliomeni. Il pg ha anche chiesto di variare la pena inflitta in primo grado, di 13 anni e 6 mesi, a Cosimo Ascioti, al quale non era stata riconosciuta l’accusa di associazione mafiosa. Chieste, inoltre, la condanna a dieci anni di Francesco Figliomeni, Massimo Pellegrino e Vincenzo Salerno, in passato assolti; la riduzione di un anno per Francesco Muià (da 26 a 25 anni), difeso da Cosimo Albanese, e Michele Correale (da 25 a 24 anni), nonché la conferma dell’assoluzione per Gennaro Tedesco (difeso da Albanese) e Cosimo Commisso. Nel corso dell’udienza i legali di Rumbo, Giuseppe Calderazzo e Davide Lurasco, hanno sollevato un’eccezione sulla inutilizzabilità delle intercettazioni relative ai rit del telefono di Rumbo, della sua auto e di quella di Stinà. La difesa di Antonio Galea ha inoltre richiesto l’apertura dell’istruttoria in relazione all’ipotesi della tentata estorsione, commessa secondo l’accusa con il cognato Giuseppe Napoli in danno di Nicodemo Cherubino.  La sentenza è attesa per il 27 giugno.

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