Come riporta Rocco Muscari su Gazzetta del Sud, edizione di RC, oggi in edicola, a distanza di circa 9 anni la Procura di piazza Fortugno ha ritenuto che «deve escludersi che nel caso concreto sia stato raggiunto l’inderogabile requisito della “certezza processuale” relativamente alla ricostruzione dello svolgimento dei fatti». Ed ancora oltre si legge: «Non risultano indizi chiari, univoci, precisi e concordanti tali da potere attribuire agli indagati la paternità dei precedenti atti di intimidazione». Ed infine: «Va rilevato che dalle numerose conversazioni captate non sono emersi elementi utili a corroborare la prospettazione accusatoria».
Di parere opposto sono i familiari dell’imprenditore Ieraci, all’epoca 53enne, che chiedono, in sintesi, che il gip ordini alla Procura di proseguire le indagini indicando al pm anche il termine per il compimento di esse, valutando la possibilità di sentire alcuni testimoni e approfondire il contenuto dell’attività intercettiva di alcune conversazioni intercorse all’epoca della vicenda delittuosa ritenute dagli investigatori di “notevole spessore”.
Lr