R. e P.

 

Il tema della medicina territoriale e le strategie da mettere in atto per il suo rafforzamento sono, oggi, al centro del dibattito sanitario nazionale e regionale. I finanziamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), vincolati a specifici obiettivi da raggiungere entro il 2026, lasciano intravedere che, finalmente, potrebbe realizzarsi nel nostro territorio un sistema di cure primarie innovativo, integrato, di iniziativa e di prossimità.

Si tratta di una occasione straordinaria ed irripetibile per compensare le attuali disuguaglianze assistenziali, rafforzando la rete strutturale sanitaria e socio-sanitaria territoriale, introducendo strumenti per l’integrazione e la comunicazione tra ospedale e territorio, realizzando le strutture di cura intermedie e potenziando l’assistenza domiciliare dei pazienti.

Per quanto riguarda il nostro territorio, gli interventi di edilizia sanitaria nella Missione 6 ” Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” prevedono la realizzazione di 4 Case della Comunità (Monasterace, Caulonia, Gioiosa Jonica, Bovalino), finanziate con circa 7 milioni di euro e l’ Ospedale di Comunità di Gerace, per il quale è previsto un finanziamento di circa due milioni e mezzo di euro.

L’ ASP di Reggio Calabria ha, di recente,  deliberato i documenti di indirizzo per la progettazione (DIP) e tra le linee d’intervento sono previsti anche i finanziamenti per il potenziamento delle attrezzature, per le centrali operative territoriali (COT), per il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e della telemedicina.

Si tratta di un’occasione unica ed irrepetibile, che non possiamo assolutamente perdere. E’ una sfida che riguarda prima di tutto le Istituzioni coinvolte, ma anche tutti i cittadini che devono essere consapevoli e determinati sull’importanza della posta in gioco anche perché il passato dovrebbe averci insegnato quanto sia difficile, nelle nostre realtà, passare dalle parole o dai documenti ai fatti.

Nel 2009, dopo la chiusura di alcune strutture ospedaliere, ritenute inefficienti e costose, con la promessa di riconversione è stato prodotto il progetto della “Rete Regionale delle Case della Salute”.

Con il DPGR n° 135 del 21 Dicembre 2011, che individuava i siti di allocazione delle stesse, per l’area sud , erano gli ex Ospedali di Scilla e di Siderno le sedi identificate.

A distanza di 14 anni, nella nostra provincia, c’è stato il sostanziale fallimento di questo progetto, portando al degrado strutturale e funzionale delle strutture che dovevano essere riconvertite e che rappresentavano un punto di riferimento importante per i cittadini.

La Casa della Salute di Siderno, sull’ esempio delle Case della Salute emiliano-romagnole, è rimasta solo sulla carta, nonostante ci fosse la disponibilità del finanziamento. Avrebbe dovuto essere lo snodo organizzativo principale per garantire la continuità assistenziale ospedale-territorio, le attività di prevenzione e di riabilitazione, l’integrazione socio-sanitaria, cioè un nuovo sistema di cure primarie in grado di rispondere ai bisogni socio-sanitari dell’intera comunità, in linea con quello che si vuole oggi realizzare con il PNRR.

In Emilia-Romagna di Case della Salute ne sono state realizzate 124, in Veneto 77, in Toscana 76, In Piemonte 71. Oggi la realizzazione della Casa della Salute di Siderno è fortemente in dubbio, anche perché non è più sufficiente il vecchio finanziamento di circa 9 milioni di euro.

L’ospedale di Locri, in assenza di strutture territoriali che avrebbero dovuto fare da filtro, è rimasto l’unico punto di riferimento, con un gran numero di accessi inappropriati che sono la causa principale di sovraffollamento del Pronto soccorso.

Nonostante queste carenze, amplificate dalla recente pandemia, provvedimenti concreti volti a rafforzare strutturalmente il sistema di cure territoriali non sono stati presi.

Ci auguriamo, per tutti noi, che questa sia la volta buona.

 

Siderno 5 maggio 2023

Casa della Salute Siderno

DifendiAmo l’Ospedale Locri

Corsecom