La festa di Portosalvo si è conclusa e con la sua conclusione, per i Sidernesi e non solo per essi, arriva il momento dei bilanci.
Aldilà del legame forte, viscerale che tutti noi abbiamo con la nostra Patrona e la sua Festa, quest’ultima è apparsa ai più trasformata in un’occasione per fare “na fera” nell’accezione dell’espressione che sta per confusione magna (e ci può stare) e promozione di prodotti che della tradizione della fiera di Portosalvo hanno poco o nulla.
In questi 4 giorni abbiamo visto fiumi di bancarelle da mercato settimanale che con l’artigianato locale hanno zero attinenza, il tanto atteso spettacolo pirotecnico è andato in scena in modalità ridottissima e a rallenty e poi giostre, giostre, giostre.
Stamattina abbiamo appreso della tragedia sfiorata… Deo gratias!
Rari, sparuti e mal dislocati gli artigiani del territorio, nemmeno apparsi nei numerosi video commissionati e diffusi dall’amministrazione comunale nei giorni passati.
Come il liutaio di Siderno che realizza la lira greca, o il costruttore delle ceste di castagno, o i vasai con i loro bellissimi oggetti per la nostra cucina tipica, o il produttore degli ottimi mieli.
Ho sempre pensato che a questi artigiani, ormai in estinzione, il comune dovrebbe concedere il suolo per l’esposizione dei loro prodotti a titolo gratuito, ne va della sopravvivenza di quegli antichi mestieri e di quelle arti di cui la maggior parte dei giovani ignorano l’esistenza.
Ma la cosa che ho trovato più singolare è stata la narrazione della festa snocciolata sui social dagli amministratori in carica, a sentire la quale sembrerebbe che la festa stessa sarebbe stata creata solo un paio di anni fa, nonostante il regio decreto di Re Ferdinando I che la istituì nell’agosto del 1819.
Antonella Avellis fb