PIANETA SANITÀ
Leggo sempre più spesso di proteste, denunce di disservizi e ritardi nella sanità, in particolare quella calabrese. Giusto!
È vero, la sanità calabrese funziona male, da troppo tempo ormai.
Spesso, il giudizio negativo purtroppo scontato, fatte salve le dovute eccezioni che ci sono con punte anche di eccellenza, pare sia la conseguenza della totale rimozione del lungo e disastroso commissariamento, trasversalmente gestito dalla politica regionale e nazionale, durante il quale in Calabria furono chiusi 18 ospedali, che ha fatto lievitare il debito a dismisura piuttosto che ridurlo, tanto da non riuscire a quantificarlo pur avendo sborsato fior di quattrini per pagare importanti advisor che avrebbero dovuto fornire cifre certe e invece sono andati via con un nulla di fatto.
Si dimentica ancora che quell’assurdo commissariamento
dove, come dimenticarlo, oltre una serie di carabinieri, finanzieri e poliziotti che con la sanità non “c’azzeccavano” nulla ci mandarono pure un figuro che arrivò a sostenere, pur di salvare la faccia irrecuperabilmente persa, di essere stato drogato.
Sembrerebbe ancora dimenticato il dato che in nome del famoso rientro del debito si effettuarono tagli lineari che di fatto soppressero interi servizi sanitari spesso ottimi e con indici di produttività elevati.
Inoltre, pare non si consideri l’istituzione del numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina che di fatto impedisce il turnover utile per coprire le unità lavorative che vanno in pensione.
Nella bocciatura del sistema sanitario regionale non si menziona la vergogna
dei medici a gettone, che l’attuale governo per fortuna pare voglia eliminare, proponendo a quei sanitari di lavorare nelle strutture pubbliche.
Fattori questi che sono la causa principale della carenza di medici ormai comune in tutto il Paese.
Spesso si addossa tutta la responsabilità alla politica che certamente ne ha e anche di pesanti, ma onestà intellettuale vuole che si ammetta che la burocrazia sanitaria e la classe medica, paramedica e sindacale non ne è certo esente.
L’esempio della vicenda del Dr. Amodeo presso l’ospedale di Locri è emblematico anche se non l’unico di un sistema dove dinamiche altre spesso hanno condizionato fortemente in negativo il buon
funzionamento della sanità calabrese.
Certo che si può fare meglio e si deve fare di più, ma parlare della sanità calabrese senza considerare la situazione pregressa e tutti gli altri fattori che hanno sicuramente inciso e continuano a farlo in senso peggiorativo sul pianeta sanità, non è intellettualmente onesto.
Pensare che una situazione del genere, incancrenita da decenni di mala gestio, in cui persino i bilanci erano orali in spregio alle più basilari norme giuridiche, possa essere risolta facilmente con qualche decreto e in tempi brevi vuol dire essere fuori dal mondo.