Nuovo vertice di Governo, oggi, sulla riapertura delle scuole. Preoccupano i risultati degli screening sui docenti, con 20 positivi risultati solo in Umbria: i test sierologici per docenti e Ata, che si svolgono su base volontaria, hanno infatti preso il via con diverse difficoltà. “Le attività di screening per il personale della scuola non stanno funzionando come dovrebbero”, denuncia oggi anche la stampa specializzata. Molti medici di famiglie non si rendono disponibili ad effettuare i test, ritenendo l’operazione poco sicura, oppure dicono che non hanno ancora ricevuto il kit per somministrarli, alcuni chiedono addirittura un compenso al personale scolastico.

Il sindacato Anief ritiene che dalle istituzioni competenti, a partire dal ministero della Salute, debbano giungere indicazioni chiare e uniformi sulla somministrazione dei test sierologici, da attuare necessariamente prima del ritorno a scuola. “I tempi sono strettissimi – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e francamente non comprendiamo per quale motivo vi sia un’applicazione così difforme degli esami preventivi. Viene da pensare che si sia giunti all’avvio dell’operazione dei test sierologici senza una adeguata informazione da parte di chi aveva il ruolo di fare da cabina di regia. E non si tratta, è bene ricordarlo, del ministero dell’Istruzione. A questo punto è bene però evitare le polemiche e fare dietrologia: si definisca una linea comune e si mettano nelle condizioni i medici, spiegando quali e in quali strutture sanitare, di operare con immediatezza. Il personale della scuola non può essere lasciato nel dubbio a chiedere alle strutture, quasi scusandosi, di svolgere un test che ha tutto il diritto di attuare per il bene della salute propria e di quella degli altri. Soprattutto se si tratta di lavoratori ‘fragili’, tutti coloro che hanno oltre 55 anni di età, costretti a tornare al lavoro perché improvvisamente e senza spiegazione alcuna non considerati più a rischio”.
Il Governo ha compreso che il ritorno in classe è fondamentale per la ripresa di tutto il Paese. Al centro della riunione di oggi, che si svolge in video conferenza, secondo quanto riporta Orizzonte Scuola, vi sono “tutti i temi cruciali per conciliare la riapertura con la prevenzione dei contagi da Covid: dalle misure per il trasporto ai temi dell’organico, dalla fornitura dei nuovi banchi all’uso delle mascherine da parte degli alunni fino ai test sierologici per docenti e Ata”. Su quest’ultimo argomento, il personale è spaesato.
A TANTI DOCENTI È STATO DETTO NO
Sempre secondo Orizzonte Scuola, “c’è il caso una docente di oltre 60 anni, cosiddetta ‘lavoratrice fragile’, che lavora in un istituto comprensivo ligure”, la quale “ha chiamato il suo medico curante per richiedere il test. Il medico ha detto che il test è a pagamento e il costo si aggira sui 70 euro. Un’altra insegnante, invece, dalla provincia di Bari, segnala che i medici di base della sua zona non sono in grado di eseguire i test al personale della scuola (che invece aderirebbe molto volentieri), non essendo disponibili i relativi kit e soprattutto non sanno quando arriveranno. Molti” lavoratori dipendenti della scuola, infine, “si chiedono l’utilità del test”.

LA POSIZIONE DELL’ANIEF
Anief ritiene che lo svolgimento dei test sierologici sia un passaggio fondamentale per il ritorno in classe in sicurezza. Moltissimi dipendenti, docenti e Ata, chiedono giustamente di essere esaminati, per verificar se hanno contratto il Covid19, prima dell’inizio delle lezioni. È nei lori diritti sapere se, rientrando a scuola e se venendo a contatto con un alto numero di individui, sono nelle condizioni di nuocere a sé stessi e agli altri.
“Ieri abbiamo saputo che vi sono decine di casi di insegnanti risultati positivi ai test – dice Marcello Pacifico, leader dell’Anief – e questo significa che l’operazione dello screening con i test sierologici ha una valenza centrale. Ma va effettuata a tappeto, con regole chiare, assegnando le competenze in modo diretto, senza equivoci. E bisogna anche mettere nelle condizioni i medici di svolgere gli esami in sicurezza, pensando che nei prossimi giorni le richieste si moltiplicheranno. I vertici del Governo è bene che definiscono subito questa situazione, non c’è più tempo da perdere”, conclude il sindacalista autonomo.