Nell’antica Kaulon il più grande mosaico di epoca ellenistica rinvenuto al Sud.
La scoperta a Monasterace, in uno dei pochi edifici termali greci trovati nel Meridione: in 25 metri quadrati l’immagine di un drago, contornata da riquadri e rosette floreali
Non solo è uno dei più grandi – probabilmente il più grande – mosaico di epoca ellenistica (risalente alla fine del IV secolo, quindi sarebbe anche il più antico della Calabria) scoperto nel sud d’Italia, ma fa anche parte (rarissimo esempio all’interno di questo tipo di struttura) di uno dei pochi edifici termali di epoca greca rinvenuti nel meridione.
Quello che è apparso agli occhi degli archeologi e degli studenti universitari che lavoravano allo scavo nell’area dell’antica Kaulon, l’odierna Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, è dunque un ritrovamento di grande importanza: alla fine di settembre, negli ultimi giorni della annuale campagna di scavi promossa dalla Sovrintendenza calabrese – che viene condotta da 14 anni nella zona ed è guidata dall’archeologo Francesco Cuteri (autore della scoperta), sotto la supervisione della direttrice del museo di Monasterace, Maria Teresa Iannelli – è infatti emerso un mosaico databile, appunto, presumibilmente alla fine del IV secolo, epoca greca, e facente parte di una struttura termale, i cui resti già sono affiorati gradualmente nel corso degli anni. Una struttura, adiacente ad una casamatta, in cui erano stati ritrovati alcuni ambienti connessi tra loro, tra cui una sala circolare con alcune vasche. E poi, in epoche più recenti, un vano con una piscina rettangolare, una stanza che, in base ai materiali rinvenuti che ne attestano il crollo, doveva essere coperta da un soffitto stuccato (come probabilmente anche i muri) nei colori bianco e rosso. E, al suo interno, questo mosaico di 25 metri quadrati: la parte preponderante raffigura un drago, stessa figura che caratterizza un altro mosaico scoperto nel 1969 sempre a Monasterace, in uno scavo poco distante, nella stanza più grande di quella che oggi è definita appunto “Casa del drago”.
Nel mosaico appena venuto alla luce e che sarebbe di epoca anteriore, oltre al drago ci sarebbe – come precisa la dottoressa Iannelli – anche un’altra figura, “che dobbiamo ancora analizzare e scoprire interamente, probabilmente si tratta di un altro animale”. Ma non finisce qui, perchè il mosaico si articola ulteriormente in 9 quadrati policromi, e un altro spazio con una rosetta policroma all’ingresso della stanza. I colori vanno dal bianco al rosso, all’azzurro intenso, al nero: e danno così vita ad una immagine che ci riporta nella storia e nella cultura magnogreca, che caratterizza un’intera provincia.
Dunque, ancora una scoperta importante interessa il territorio del reggino e, in particolare, l’area jonica: naturalmente, precisa la direttrice del Museo, adesso si dovranno studiare ulteriormente i resti dell’edificio crollato, che hanno consentito, coprendolo, di conservare il mosaico stesso, che va anch’esso ulteriormente scoperto ed indagato.
E poi il futuro: il drago precedentemente emerso, che era stato esposto al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e recentemente riportato al Museo di Monasterace, è stato restaurato nei mesi scorsi grazie ad un progetto nato su iniziativa del FAI, che prevede anche la ricollocazione in situ. Dunque, con questo nuovo mosaico scoperto, farebbero parte di un più ampio complesso, un possibile percorso che si inserisce all’interno del Parco Archeologico e comprende anche la struttura museale di Monasterace. Il tutto in un territorio, l’antica Kaulon appunto, che Paolo Orsi fece “riemergere” con il suo scavo condotto alla fine dell’Ottocento e che ancora oggi si dimostra fonte di storia e di memoria.