Comunicato Stampa
Venerdì 12 gennaio, nella suggestiva cornice del borgo antico di Condojanni, a Sant’Ilario dello Ionio (RC), nel nuovo e accogliente centro culturale “Bruno Buchet”, alla presenza di un numerosissimo pubblico e dei sindaci di Portigliola e di Ardore, in rappresentanza delle proprie comunità, si è svolto l’incontro “Studio, Ricerca, Valorizzazione. Sistemi Idrici e ninfei ellenistici di Locri Epizefiri”, organizzato dal Dipartimento Patrimonio, Architettura, Urbanistica (PAU) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e Vibo Valentia e dal Comune di Sant’Ilario dello Jonio, con il patrocinio del Segretariato regionale del MIBACT, della Deputazione di Storia patria per la Calabria, del Fai Calabria, della Città metropolitana di Reggio Calabria e del circolo storico “Le Calabrie”.
Ha aperto i lavori il sindaco di S. Ilario dello Jonio, Pasquale Brizzi, che, nel sottolineare l’importanza dell’evento, ha ricordato come l’incontro si inquadri nel piano di collaborazione sottoscritto con protocollo d’intesa tra il Comune e il Dipartimento PAU dell’Università di Reggio Calabria per attività di studio e ricerca sul territorio. Ha preso poi la parola il Alfredo Ruga, funzionario archeologo della Soprintendenza ABAP e responsabile del territorio, che ha ribadito l’importanza del tema e la novità del progetto, dichiarando la sua piena disponibilità a collaborare attivamente anche a ricerche e studi successivi.
Con la relazione della prof.ssa Francesca Martorano, direttore del Dipartimento PAU, si è entrati nel vivo dei lavori. Un progetto ampio ed articolato su sistemi idrici, pozzi, reti di adduzione, ninfei, fontane del territorio delle poleis magnogreche di Reggio, Locri, Caulonia e Vibo Valentia, che da un anno la impegna, con il coinvolgimento della dr.ssa Silvana Iannelli e dell’arch. Vincenzo de Nittis, e di cui la giornata del 12 gennaio rappresenta il secondo appuntamento pubblico dedicato a Locri Epizefiri. Una proiezione ricca di immagini storiche, poste a confronto con lo stato attuale dei luoghi, ha reso nota al pubblico la storia della scoperta e dello scavo del ninfeo di Grotta Caruso, dove, negli anni Quaranta dello scorso secolo Paolo Enrico Arias rinvenne i famosi modelli fittili, la cui importanza è notevolissima per essere esempi unici nel mondo. I modelli sono stati studiati e classificati dalla prof. Martorano già da quasi un trentennio, ma la studiosa ha dichiarato di star effettuando una aggiornata rappresentazione grafica tridimensionale,che terrà conto delle novità, una per tutte l’iscrizione graffita su una delle grotte, di cui sono leggibili diverse lettere. Suggestivi i disegni della grotta Caruso oggi non più esistente, che la professoressa ha ricostruito sulla base delle immagini storiche, mentre per “grotta Imperatore”, di cui esiste intatto il profondo e articolato sistema idrico di captazione delle acque, le è stato possibile rilevare esattamente il manufatto. A dimostrazione della puntuale ricerca che sta conducendo sul territorio della polis, in collaborazione con l’arch. De Nittis, ha proiettato in chiusura alcune immagini di canali di captazione e di una grotta scavata, ricca di acque, ancora del tutto sconosciuta. L’aspettativa è dunque notevole per i risultati scientifici che sicuramente emergeranno da questa ricerca e che accresceranno di molto la conoscenza dei modi di uso e di vita della città antica.
Su “Fontana Ioppo”, sita in territorio di Sant’Ilario, ha relazionato l’arch. Vincenzo de Nittis, il quale, con la sua comunicazione, ha inquadrato scientificamente il manufatto. Si tratta di una architettura complessa in più sezioni che, dopo un canale che si addentra in profondità, si conclude in un’ampia camera circolare a calotta semisferica. Moltissime ed estremamente suggestive le immagini proiettate che, associate ai rilievi metrici, hanno reso edotto il pubblico dello stato della struttura, delle sue componenti e del perché sia stata proposta l’interpretazione come “ninfeo”. L’architetto ha precisato come si tratti di una riscoperta, proiettando l’immagine dell’articolo della Gazzetta del Sud del 1953 che ne forniva la prima notizia e le fotografie eseguite negli anni Novanta e nel 2006 da Renato Mollica, diffuse anche in rete.
Profonda soddisfazione per i risultati dell’incontro, che ha pienamente risposto alle aspettative e alle curiosità del pubblico e che ha raccolto la disponibilità generosa e partecipe per l’ampliamento delle ricerche su un territorio ricchissimo e che ci riserverà sicuramente molte scoperte.