Si possono liberare dalla roccia: donne, uomini, sirene e miti? E creare un mondo dove ogni opera è la risposta a un “sentire”? Non è tanto una questione di precisione tecnica, ma è l’esplosione di una visione, di uno svelamento.
Ognuno di noi ha la propria sensibilità, unica e particolare, ma se pensiamo allo sguardo di un artista sappiamo che è illuminato da una potenza creativa capace di rompere il tempo e oltrepassarlo.
Vincenzo Baldissarro, artista “senza scuola” di Sant’Agata del Bianco, ha interiorizzato l’antica pazienza di osservare le cose trasformandole in un suo personale modo di percepire la materia. Ad un certo punto, in un angolo o una parete della roccia, sente o vede qualcosa. Inizia così a lavorare, a scavare, seguendo una spinta interna, eliminando tutto ciò che è superfluo, non necessario, per “liberare” una figura.
L’arte per lui è un bisogno, un istinto, una rivelazione. È questa la forza che mi affascina di tutti i “senza scuola”, dai poeti contadini ai pittori.
Anche lo scrittore Saverio Strati era rapito dalla fantasia, e dalla capacità di maneggiare l’essenza della forma, tipica dei tagliapietre e degli artigiani del suo paese.
Chi ha letto i libri di Strati ricorderà che nel romanzo “Il Diavolaro” (1979) don Santo, da giovane, realizzava delle sculture:
“Accende la luce e illumina il laboratorio dove negli ultimi anni si rifugiava, quando aveva allentato un poco l’attività di imprenditore edile, e vi lavorava per intiere giornate, specie d’inverno. Grossi massi di pietra scalpellata stanno là come resti di un tempo morto e sepolto. Ci sono figure che neanche ricordava più. Ah, quel cane! Un cane che sembra voglia uscire dalla pietra, liberarsi della pietra che lo contiene. Una bella testa di cane lupo con il petto proteso in avanti in uno slancio di corsa e le gambe anteriori appena abbozzate. Lo aveva fatto vedere a un ingegnere che s’intendeva d’arte. E quell’ingegnere là gli disse: ma voi, don Santo, siete un artista, altro che imprenditore. Un artista vero, autentico. Questo cane qua è molto bello. È un capolavoro. C’è in voi, don Santo, l’estro dell’artista, il fuoco sacro dell’arte. E ammirò le altre opere, e da quel giorno gli parlava con riguardo e stima anche lui, sia sul cantiere, sia al genio civile”.
Nel suo monolite in C.da Cernica, V. Baldissarro ha fatto “riemergere” le sirene dormienti (con il loro sonno “oracolare”), Sisifo ed il masso che è condannato a spingere per l’eternità, due amanti che si nascondono nell’angolo più segreto della roccia, una donna “velata”, un contadino che riposa, un cavallo, il piede di Polifemo, il mezzo busto di un guerriero greco, un suonatore e un uomo che prova a staccarsi dalla roccia (per allontanarsi da un dolore) stringendosi la nuca con le mani. Inoltre, all’interno di una piccola grotta, è raffigurato il complesso maestoso della Natività.
Vincenzo ha sempre pensato che la bellezza sia un valore non solo estetico ma soprattutto morale, e che alla fine possa aiutarci a mettere qualcosa a posto in questo strano mondo. Me lo ripete spesso, con i suoi occhi azzurri sinceri e sorridenti. E a me, ogni volta, piace pensare che, in fondo, sia vero.
DOMENICO STRANIERI