Per la sua prima volta al Festival Checco Zalone porta una favola Lgbtq ambientata in Calabria. Parte lo show dell’attore sul palco dell’Ariston e, tra stereotipi e accento calabrese, sui social cominciano le polemiche e chi si indigna per la sua performance. Tutta colpa della sua favola di Cenerentola “scorretta” contro l’ipocrisia degli omofobi. Non sono mancati i riferimenti alla ‘nduja e alla soppressata nello sketch di Zalone. Un racconto, quindi, ambientato in Calabria che prima di iniziare con il racconto, il comico pugliese ha definito: “un luogo bellissimo fatto di gente fantastica… così non si offendono ‘sti terroni’”. Tra pregiudizi e stereotipi il messaggio di Zalone è quello dell’amore universale che non è solo tra uomo e donna.
E così, accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, racconta la sua storia lgbtq ambientata in Calabria: protagonista è Oreste, trans brasiliano che viene invitato al ballo a corte. È colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo non vuole: peccato però che il sovrano sia un “cliente affezionato” di Oreste. Lo show del comico ambientato in Calabria si è concluso con la canzone “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini, originaria proprio della Calabria, da lui rivisitata in “Che ipocrisia nell’universo”. Conclude con l’ennesimo doppio senso. Tra battute e risate non sono mancati i riferimenti a città calabresi.