La sparizione di Antonio Strangio, 42 anni, imprenditore agricolo e allevatore di San Luca, assume contorni sempre più inquietanti. Il fuoristrada di sua proprietà, rinvenuto lunedì scorso a diversi chilometri dalla cittadina aspromontana, completamente distrutto da un incendio doloso, contiene resti carbonizzati che, secondo le analisi preliminari, sarebbero di natura umana e non animale, come inizialmente ipotizzato.
L’incendio, probabilmente appiccato con l’intento di eliminare ogni traccia e rallentare le indagini, lascia pochi dubbi sulla gravità della vicenda. Gli investigatori dei carabinieri del Gruppo di Locri, in collaborazione con la Compagnia di Bianco e gli esperti del Ris di Messina, stanno procedendo con esami dettagliati, inclusi l’autopsia e le analisi del DNA, per identificare i resti e determinare se appartengano ad Antonio Strangio.
Tra i reperti trovati nel veicolo spiccano dettagli significativi, come una collana, frammenti ossei, un pezzo di mandibola e alcuni denti, tutti elementi che aumentano i sospetti di un tragico epilogo per l’allevatore. L’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro e la sigillatura del mezzo, che sarà oggetto di ulteriori verifiche.
La vicenda, avvolta nel massimo riserbo da parte degli inquirenti, ha sconvolto la comunità di San Luca, già segnata da un clima di tensione e incertezza. Col passare dei giorni, gli scenari che si delineano sembrano confermare l’ipotesi di un omicidio particolarmente cruento, che potrebbe celare dinamiche oscure e ancora tutte da chiarire.
Gli esiti delle indagini saranno decisivi per fare luce su un caso che ha scosso profondamente il territorio e che, al momento, lascia spazio solo a inquietanti interrogativi.
Giuseppe Mazzaferro https://www.telemia.it/